Ben cinquantasette tombe sono state profanate la scorsa notte nel cimitero ebraico di Kaposvar, nel sud dell’Ungheria. La Polizia, che si sta occupando dell’episodio, ha riferito che le lapidi sono state completamente distrutte.
Sdegno nella comunità ebraica locale e nazionale. L’atto è stato definito un ulteriore segno della crescente intolleranza nei loro confronti. Negli ultimi anni sono stati molti, infatti, gli episodi di profanazione di monumenti alle vittime dell’Olocausto e di insulto agli ebrei in luoghi pubblici.
Per protesta contro il fenomeno, a suo dire tollerato dalle autorità di governo magiare, il premio Nobel americano di origine ungherese, Elie Wiesel, ha recentemente restituito un’onorificenza di stato.
La settimana scorsa il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva espresso preoccupazione per la recrudescenza dell’antisemitismo in Ungheria durante un incontro a Gerusalemme con il presidente ungherese, Janos Ader. “Israele e il mondo ebraico sono preoccupati per il ritorno del fenomeno dell’antisemitismo in Ungheria”, aveva dichiarato il primo ministro. “E’ estremamente importante attaccare alle radici questo pericoloso fenomeno prima che si possa estendere”. Nel giugno scorso la partecipazione del presidente del Parlamento ungherese, Laslo Kover, ad una commemorazione in onore dello scrittore filo-nazista Jozsef Nyiro aveva incrinato fortemente le relazioni tra i due Paesi.
Nyiro, scrittore e parlamentare, aveva sostenuto Miklos Horthy, dittatore alleato di Hitler, al potere in Ungheria dal 1920 al 1944, ed in seguito Ferenc Szalasi, il leader del partito nazista delle Croci frecciate, che contribuì alla deportazione di migliaia di ebrei magiari verso i campi di sterminio tedeschi.
Paola Totaro
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