di Paola Totaro
In Belgio, Fraramaz, attende trepidante l’inizio della scuola. E’ arrivato dall’Afghanistan dopo un viaggio massacrante all’interno di un container insieme ad altri ragazzi come lui, alcuni dei quali non sono sopravvissuti . Al suo arrivo è stato arrestato dalla Polizia belga ed ha trascorso un’estate noiosa in una squallida camera d’albergo con altri giovani richiedenti asilo.
Fraramaz è contento perché per la prima volta in vita sua frequenterà la scuola, anche se si vergogna un po’ perché non sarà in grado di leggere e scrivere come gli altri ragazzi della sua età.
Nel 2011, il numero di minori non accompagnati che hanno presentato domanda di asilo in Belgio, sono stati 1483, quasi il doppio rispetto al 2010. La maggior parte sono ragazzi provenienti dall’Afghanistan, dove le famiglie spesso, temendo per la sicurezza ed il benessere dei propri figli, si riempiono di debiti per poterli mandare altrove, pagando i contrabbandieri ed i trafficanti che organizzano i viaggi clandestini verso l’Europa.
“Non riuscivo a respirare e ci siamo dovuti accovacciare perché non c’era abbastanza spazio per stare in piedi”, ha raccontato Faramaz. “Sono stato portato dall’Afghanistan in Europa in un camion insieme con altri 17 altri giovani. E’ stato orribile. Tre di noi sono morti in questo container.”
La storia di Faramaz non è un caso isolato. Secondo l’ultimo rapporto globale dell’UNHCR, Trends 2011, circa 17.700 domande d’asilo sono state presentate lo scorso anno da parte dei bambini non accompagnati in 69 paesi. Questi numeri non rappresentano il quadro completo in quanto si presume siano molti di più i bambini non accompagnati che vivono in Europa.
Il rapporto UNHCR indica che in Europa, Belgio, Svezia, Germania e Regno Unito sono gli stati che hanno ricevuto il maggior numero di richieste di asilo da parte di questi bambini.
Faramaz è uno degli oltre 100 ragazzi per i quali non si sono reperiti posti nei centri asilo per minori in Belgio. Molti sforzi sono stati messi in campo per risolvere questo problema, me per ora i bambini in eccedenza vengono fatti soggiornare in hotel.
“Apprezziamo gli sforzi del Belgio per fornire personale specializzato e l’alloggi per i richiedenti asilo minori e speriamo davvero che vengano trovate soluzioni per evitare di lasciare alcuni bambini negli alberghi in attesa che si liberino posti nei centri asilo”, ha detto Paolo Artini, rappresentate UNHCR Regionale, per l’Europa occidentale.
Faramaz e il suo amico Mehran – un altro giovane proveniente dall’Afghanistan – sono arrivati in Belgio da soli. Non conoscevano nulla dello stato in cui sarebbero giunti e dove sono stati abbandonati dai trafficanti.
I due ragazzi ridono imbarazzati quando viene chiesto loro di parlare della richiesta di asilo. Non sembrano aver capito le informazioni che sono state fornite loro, né sanno cosa ne sarà di loro in futuro. “Ho sentito che dovranno sottoporci ad un test di età”, dice Faramaz ridendo nervosamente.
In assenza dei genitori, i bambini hanno bisogno di tutori legali. Purtroppo in Belgio vi è una carenza di custodi e soprattutto i giovani ospitati negli alberghi sembrano avere maggiori difficoltà ad ottenere uno.
Soggiornare in un hotel non è bello per questi ragazzi. “Non c’è niente da fare per i bambini. La noia è un grosso problema”, dice Klaartje Ory, che è con la Commissione della Comunità fiamminga, la rappresentante locale delle autorità fiamminghe della Brussels-Capital Region. Klaartje ed i suoi colleghi permettono ai minori ospitati negli alberghi, di fare alcune attività 3 volte a settimana.
Dal mese di aprile 2012 il centro di accoglienza di Overpelt ha offerto posti aggiuntivi per i minori non accompagnati di età compresa tra 8 e 14 anni. Mirzal, un tredicenne afgano è stato trasferito da un albergo ad un centro asilo, solo pochi giorni fa.
“Ora la mia vita è migliore”, ha raccontato il ragazzo con voce appena udibile. “In albergo abbiamo dormito con quattro altri ragazzi in una stanza. Non avevamo abbastanza soldi per comprare cibo decente e quindi abbiamo mangiato fagioli tutti i giorni.”
Il padre di Mirzal è stato ucciso dai talebani e la madre, il fratello minore e la sorella, vivono ancora in Afghanistan. “Non sono stato in grado di parlare con loro da quando ho lasciato l’Afghanistan . Avevo un numero di telefono da chiamare ma i trafficanti me l’hanno portato via.” La morte di suo padre aveva reso Mirzal l’uomo di casa responsabile per la propria famiglia, a soli 13 anni.
“Quando arrivano, i bambini hanno spesso incubi, hanno difficoltà a dormire o vogliono continuare ad indossare i vestiti con cui sono arrivati, per giorni e giorni. Per alcuni di loro è letteralmente l’unica cosa che gli è rimasta”, dice Ariette Meuwis , direttore del centro di Overpelt.
I nomi dei ragazzi sono di fantasia.
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