Nel suo rapporto annuale sul terrorismo, il Dipartimento di Stato Usa ha citato – per la prima volta – anche la violenza dei “coloni estremisti israeliani“. La lista del 2011 include infatti diversi attacchi a danni di moschee della Cisgiordania, la profanazione di tombe musulmane nel millenario cimitero islamico di Mamilla – Gerusalemme – con ingiuriose scritte in ebraico (come quelle ritrovate nell’Oasi della Pace) e persino gli attacchi che i coloni hanno compiuto a danno di soldati israeliani stessi nei Territori Occupati.
L’inserimento della violenza dei coloni nel report annuale – e la conseguente definizione di terrorismo della violenza stessa – è avvenuto dopo che giovedì scorso un taxi palestinese è stato attaccato da coloni israeliani a suon di Molotov, ferendo sei persone tra cui due bambini di 4 anni. Stando ai dati Onu, le violenze che hanno provocato danni a persone o proprietà palestinesi sono aumentate del 144% dal 2009 al 2011; nell’intero anno scorso sono stati circa 10mila gli alberi di ulivo – di proprietà palestinese – sradicati o distrutti dai coloni israeliani. Secondo il report, circa il 90% delle denunce di violenza subita sporte dinanzi la polizia israeliana negli ultimi anni si è concluso senza che quest’ultima abbia preso un seppur minimo provvedimento.
B’Tselem, un gruppo israeliano per i diritti umani, ha spesso denunciato l’ambigua posizione dei militari nei confronti della sfrenata e gratuita violenza dei coloni. A maggio, ad Asira al-Qubliya, i coloni spararono a manifestanti palestinesi davanti ai soldati che guardavano con le mani in mano. Per non parlare della durissima situazione di Hebron, dove la popolazione palestinese, composta da circa 200mila persone, subisce continuamente attacchi da parte dei circa 700 coloni israeliani.
V.E.
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