“L’Egitto è il cardine della regione e ha un’importanza speciale nei paesi arabi e musulmani. L’Iran vuole relazioni di amicizia e fratellanza. Il ripristino dei rapporti dipende solo da misure di protocollo”.
Questa la dichiarazione di Ali Akbar Salehi, ministro degli Esteri iraniano che ha in questo modo riaperto ufficialmente un dialogo con l’Egitto dopo trent’anni di gelo. L’annuncio segue di poche ore il desiderio espresso dal presidente egiziano Mursi di visitare Teheran durante il prossimo vertice dei Paesi non allineati, che sarà guidato proprio dall’Egitto.
I rapporti ufficiali tra le due nazioni si erano interrotti nel 1979. Dopo la firma del trattato di pace con Israele, riconosciuto ufficialmente, l’Egitto si allontanò con decisione da Teheran, quando Khomeini offrì asilo politico allo Shah deposto, Mohammad Reza Pahlavi. Non meno determinante in questa fase di lontananza è stata la trentennale vicinanza del Cairo agli Stati Uniti.
Gli scenari mondiali stanno cambiando. Mohamed Mursi, leader dei Fratelli Musulmani è subentrato a Mubarak. La Siria, da sempre vicina all’Iran è in piena guerra civile. Evidentemente Teheran sente la necessità di nuove alleanze ed assetti politici. Ma anche l’Egitto trarrebbe vantaggi da questo riavvicinamento: vedrebbe aumentare la sua sfera d’influenza nell’area.
P.T.
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