di Ilaria Bortot
Hammarby Sjöstad, letteralmente “città d’acqua”, è il nuovo quartiere di Stoccolma. Nuovo perché prima, in quest’area di circa duecento ettari, c’era una zona industriale. Poi il comune di Stoccolma ha deciso di rinnovare questo spazio trasformandolo in un quartiere ecologico.
La sua particolarità infatti sta nell’essere un quartiere a minimo impatto ambientale e addirittura autosufficiente dal punto di vista energetico grazie allo sfruttamento di energie rinnovabili. Pannelli solari, biogas, auto ad idrogeno e una centrale idroelettrica sono le principali fonti energetiche per gli oltre ottomila appartamenti.
Gli scarichi domestici finiscono in enormi cisterne sotterranee dove vengono trasformati in biogas che viene riutilizzato nelle cucine degli edifici. Gli altri rifiuti finiscono in altre cisterne sotterranee, dove vengono aspirati e riciclati.
Per i rifiuti non riciclabili invece vengono usati degli inceneritori. Grazie alla loro combustione si produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Per i restanti appartamenti viene invece utilizzata l’energia della combustione di olio biologico e dell’acqua di scarico. Pannelli solari producono l’energia elettrica necessaria per l’illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda degli appartamenti.
In pratica questo quartiere, progettato nei primi anni Novanta e ormai quasi finito, dispone di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso chiamato “Hammarby Model”, dove i cittadini sono i primi responsabili delle loro fonti di energia. E se a qualcuno di loro venisse qualche dubbio, possono sempre rivolgersi alla GlashusEtt, il centro di informazione e comunicazione ambientale dove vengono dati consigli su come avere un minore impatto sull’ambiente e come preservare le risorse disponibili.
Un esempio da cui prendere spunto, una dimostrazione che diventare consumatori consapevoli di energia può fare la differenza.
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