di Federica Osto
Nella fredda estate irlandese migliaia di adolescenti italiani raggiungono l’Irlanda per una vacanza studio, scegliendo di stare in college o casa famiglia, affollando Grafton e O’Connell Street vocianti di improperi, affamati di fast food, intasando i negozi per turisti e fumando le prime agognate sigarette in gruppo.
Spesso scambiano per “indigeni” altri connazionali, quei laureati che, delusi dalle prospettive di lavoro offerte dalla madrepatria, hanno sperato di ritrovare nella Terra di Smeraldo quella Tigre Celtica che dieci anni fa ruggiva di buone speranze. La situazione attuale vede i giovani italiani nella Capitale aspettare anche cinque mesi prima di trovare un lavoro “serio”. Inutile farsi rassicurare da chi vive qui da “prima della crisi” e che bofonchia laconici “Roma non è stata costruita in un giorno” consigliando pazienza: la realtà con cui ci scontra è quella di un paese che, facendo riferimento alle statistiche Eurozona giugno 2011, ha toccato un tasso di disoccupazione pari al 14.8%, e il pari giovanile al 29.2% (si consideri che il paese vanta la popolazione più giovane d’Europa, con un’età media attorno ai 25 anni).
Le multinazionali che qui hanno la base europea assumono con il contagocce, scremando gli aspiranti lavoratori con test attitudinali, svariati colloqui a più livelli e prove di abilità multilingua. Una famosa società di posta express chiede lettere di referenze per ogni lavoro che figuri nel curriculum negli ultimi cinque anni. Per pulire i bagni negli hotel serve un lustro di esperienza (fonte: Job.ie, il maggior sito di ricerca di lavoro in Irlanda), idem per i lavapiatti.
Molti ristoranti reclutano disoccupati proponendo giorni di prova (non pagati) chiedendo il massimo delle prestazioni, promettendo l’assunzione, ma con un “arrivederci” a fine serata che suona come un “anche oggi ho avuto manovalanza gratis”. Se alcuni ripiegano allora su scuole di lingua preparatorie a Ielts e Toefl, con la speranza possano valere un punto in più nel curriculum, altri, come Antonio, dall’Abruzzo, vivono con i soldi risparmiati facendo il muratore durante la ricostruzione dell’Aquila.
Carla fa la ragazza alla pari e guadagna 80 euro a settimana. Rosa fa la porta a porta per una società di marketing e viene pagata per commissione (circa 15 euro a contratto) bussando alle porte più pericolose della città. Gli altri vengono mantenuti dai genitori in Italia promettendo loro di fare del proprio meglio, cercando di non chiedersi come pagare, un giorno, i contributi della pensione.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Nord America16 Marzo 2024Quando Marlon Brando rifiutò l’Oscar per Il Padrino in solidarietà con i Nativi Americani
- Nord America5 Marzo 2024Nat Turner, lo schiavo-profeta che mise a ferro e fuoco la Virginia
- Italia5 Marzo 2024“Non abbiamo bisogno di odio. Mio figlio non sarà Balilla”
- Africa4 Marzo 2024I sudafricani bianchi che hanno lottato contro l’apartheid
Ho lasciato l’Irlanda un anno fa dopo 10 mesi trascorsi sull’isola.
Ho trovato lavoro in 10 giorni, guadagnavo 2000 euro al mese per tradurre mail dall’italiano all’inglese.
Conosco tantissime persone che vivono a Dublino e nessuno si lamenta.
Invece qui a Roma si lamentano tutti.
Mi sembra che questo articolo sia assolutamente esagerato.
assolutamente no erika
ti garantisco che nn e esagerato