La notte tra il 30 e il 31 agosto del 1997 in un tragico incidente stradale perse la vita la principessa Lady Diana, uno dei simboli più carismatici degli anni novanta e, insieme alla regina Elisabetta, la figura reale più amata dagli inglesi. Quella notte nel tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, la Mercedes guidata dall’autista Paul andò a sbattere contro il tredicesimo pilastro della galleria; sul colpo rimasero uccisi la principessa e il suo compagno, Dodi al-Fayed.
Dopo mesi di indagini si arrivò alla conclusione che l’autista Paul fosse ubriaco e, per seminare alcuni paparazzi, fece sbandare l’auto causando l’impatto fatale. Questa conclusione non ha mai convinto a pieno il padre di Dodi al-Fayed, Mohamed, che ha sempre accusato i servizi segreti britannici di essere coinvolti nella storia, teoria avallata dal ritrovamento di una lettera della principessa Diana in cui confessava la paura di morire in un incidente stradale organizzato dal principe Carlo.
Il funerale di Diana fu celebrato il 6 settembre nell’Abbazia di Westminster e oltre 3 milioni di inglesi salutarono il feretro che passò per le strade di Londra.
La chiamavano la “principessa triste” per via delle difficoltà incontrate durante la sua vita nonostante la fama e il ruolo che ricopriva: abbandonata a sei anni dalla madre, un matrimonio difficile con l’erede al trono d’Inghilterra contrassegnato da tradimenti e scandali.
Nonostante ciò, però, la principessa sembrava ritrovare la pace dedicandosi alla carità, attività che l’ha resa un’icona popolare, affiancata a personaggi illustri come Nelson Mandela e Maria Teresa di Calcutta: i media la definirono la “principessa del popolo”. Tra le sue principali attività ricordiamo la lotta all’Aids, le mine antiuomo (le immagini della reale che ispezionava un campo minato della ex-Jugoslavia hanno fatto il giro del mondo) e una particolare dedizione ai bambini dell’Africa.
Oggi è la sposa del figlio di Diana, la principessa Kate, a continuare l’impegno nel sociale dei reali d’Inghilterra, sostenendo varie associazioni, aiutando con l’arte i bambini che soffrono di disturbi comportamentali e facendo la volontaria nei boy scout. Un compito difficile portato avanti all’ombra della “principessa del popolo”, la “principessa triste”, la principessa che, a distanza di 15 anni, nessuno ha ancora dimenticato.
Luca La Gamma
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