Hanno scelto di partorire con il cesareo per non trasmettere il virus dell’Hiv ai figli, ma così facendo si sono “autodenunciate” e sono state sterilizzate senza aver prestato il consenso informato ai medici. E’ il caso di tre donne della Namibia a far accendere i riflettori su una pratica disumana contro le donne sieropositive che, secondo le associazioni per i diritti umani, è molto diffusa in alcune aree dell’Africa.
Un giudice ha dato ragione alle tre donne che si erano presentate in tribunale sostenendo di essere state sterilizzate senza consenso. Accuse negate dalle autorità sanitarie, mentre il ministero ha affermato di non aver mai emesso una direttiva per sterilizzare le donne positive all’Hiv.
I legali delle tre donne i medici avrebbero detto alle future mamme che il cesareo sarebbe stato eseguito solo a condizione di condurre contestualmente la sterilizzazione. Gli avvocati hanno quindi sostenuto, davanti alla corte, che il consenso forzato non poteva essere equiparato al consenso informato e che le autorità sanitarie avevano violato i diritti umani. Il giudice ha dato ragione alle neo mamme, riservandosi di decidere più avanti sul risarcimento.
Inoltre, gli avvocati sosterrebbero che il processo di sterilizzazione delle donne positive all’Hiv è diffuso anche in Swaziland e in alcune aree del Sudafrica. Secondo UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV), infatti, in Namibia circa il 13% della popolazione adulta è positiva all’Hiv.
L.G.
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