Le donne africane del gruppo “Salviamo il Togo” hanno proclamato uno sciopero del sesso: l’invito di astenersi, per un’intera settimana, dai piaceri carnali è stato rivolto a tutte le donne del Paese. L’obiettivo delle manifestanti è quello di convincere gli uomini togolesi della validità delle istanze della loro protesta.
Una protesta nata a seguito dei violenti scontri, scoppiati tra forze di sicurezza e popolazione, causati dal ritardo nelle procedure elettorali delle prossime elezioni parlamentari, previste ad ottobre. Il malcontento del gruppo “Salviamo il Togo” -e della restante parte della popolazione civile- è stato causato anche dalle recenti modifiche apportate alla legge elettorale, alle quali si è giunti senza la consultazione degli elettori.
Scelte politiche autoritarie di quella che, di fatto, è una dittatura. E’ stata Isabelle Amengavi, presidente di Alleanza Nazionale per il Cambiamento, infatti, a denunciare una situazione politica divenuta oramai insostenibile : “L’opposizione vuole riportare la democrazia. Il Togo è sotto dittatura, i diritti umani non sono rispettati, i problemi economici sono tanti e le donne sono le principali vittime”.
Le scelte del Governo, per di più, hanno causato rallentamenti nello sviluppo economico del Togo che, pur essendo ufficialmente una Repubblica dell’Africa Occidentale, di fatto è retto da una giunta militare. Ma sarebbero proprio le reiterate debolezze dell’opposizione la causa principale del rallentamento del processo di democratizzazione del Paese.
E questi ritardi, insieme con le politiche inflessibili del Governo, hanno dato vita a disordini protrattisi per settimane. Un’escalation, che ha inciso duramente sulle libertà personali dei togolesi. In occasione dei recenti disordini, infatti, le forze dell’ordine hanno eseguito una decina di arresti.
La Ameganvi, dopo aver scelto di sostenere la coalizione “Salviamo Togo”, ha spiegato che l’idea dello sciopero del sesso, per richiamare l’attenzione degli uomini sulle condizioni sociali e politiche del Togo, ricalca le orme della protesta delle donne liberiane, impegnate nella liberazione del Paese durante la guerra civile.
“Vogliamo combattere come le donne della Liberia perché, con lo sciopero del sesso, costrinsero gli uomini a sospendere i combattimenti”. E non a caso, in Liberia, la guerra terminò proprio grazie all’audacia delle donne: costrinsero gli uomini al “cessate il fuoco” con la promessa di concedersi nuovamente. Le felici abitudini sessuali ripresero e nel Paese ritornò la pace.
Un lieto fine, dunque, auspicato anche dalle attiviste di “Salviamo il Togo”: “E’ per questo che vogliamo fare la stessa cosa, per obbligare l’opposizione togolese a combattere, ponendo fine al sistema di oppressione che dura ormai da 16 anni”.
Emilio Garofalo
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