di Nicola Bertasi e Anaïs Poirot-Gorse
Se la api scomparissero dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita. C’è chi dice sia stato Einstein a pronunciarla, altri invece attribuiscono la frase a un misterioso anonimo. Mentre la paternità è incerta (e attribuirla ha scarsa importanza), il suo senso è sicuro e la sua forza davvero poco retorica. (…)
Da qualche tempo vicino agli alveari si trovano spesso manciate di api morte. Morie di api che si ripetono con regolarità. In diversi paesi di quella parte di mondo convertita all’agricoltura intensiva, si sta facendo un uso massiccio e sproporzionato d’insetticidi sistemici detti neonicotinoidi che sterminano invariabilmente ogni tipo di insetto.
Le grandi multinazionali della chimica convincono gli agricoltori a spargere pesticidi su ogni coltura, albero e seme, senza una reale necessità o giustificazione. Gli interessi in ballo, il desiderio di vendere il prodotto spesso sono gli unici moventi. (…)
Questo lavoro, commissionato da UNAAPI (associazione nazionale apicoltori italiani) è nato da un viaggio in Italia da nord verso sud. All’incontro di un bellissimo mestiere in pericolo.
Intervista a Nicola Bertasi
Raccontaci la tua esperienza. Come ti sei avvicinato alla fotografia?
La fotografia è stata per me una scoperta bellissima. Da ragazzino mi piaceva già caricare la pellicola 35mm nella vecchia Pentax dei miei genitori per andare a cercare immagini in bianco e nero della mia realtà. Cercavo un mezzo che mi permettesse di raccontare storie e di esprimere una certa visione del mondo. Sono sempre stato molto curioso e questo mi ha aiutato a superare le difficoltà di un lavoro che richiede astrazione ma anche piedi per terra.
Vivi tra Milano e Parigi. Quali le differenze, da un punto di vista strettamente professionale, tra le due città?
Vivo a Parigi da 3 anni. Una città estremamente contraddittoria. Fredda e romantica nello stesso tempo. Ho lasciato Milano perché volevo cominciare un percorso (dopo la laurea in Storia) lontano dall’Italia, il mio paese, che sentivo in quel momento poco mio.
Ci sono tante differenze tra le due città. A Parigi si lavora sempre in regola, c’è molta correttezza e interesse per chi sceglie percorsi poco canonici. Ma fa freddissimo in inverno e manca quella meravigliosa spontaneità e una certa umana empatia, che nelle nostre città più mediterranee rende anche il lavorare, un’attività più dolce.
I nomi di quali fotografi?
Ho tanti amici fotografi. Persone a cui voglio molto bene. E’ molto complesso fare nomi perché trascurerei sicuramente qualcuno. Posso dire che viviamo un momento di grande cambiamento, dovuto da una parte alla quantità esagerata di immagini che ci avvolgono quotidianamente e dall’altra ad un utilizzo sempre più ricercato e nuovo del mezzo fotografico come strumento di espressione. Mi viene da aggiungere che tra i fotografi della nostra generazione (i nati negli anni ’80) ci teniamo d’occhio per necessità e cerchiamo di pensare che scattare non sia soltanto un mestiere ma anche una ricerca.
So che stai lavorando ad un nuovo progetto in mostra a Parigi nel 2013. Di cosa si tratta?
Sto lavorando all’editing del mio ultimo progetto. Si chiama Uma crise, una crisi. Sono partito due mesi e mezzo in Portogallo per cercare di raccontare la crisi che stiamo vivendo. Una crisi sistemica, che sta mettendo in discussione anni di irreali certezze. Vista da Lisbona e dai paesini che ho attraversato, la situazione è grave. Ma c’è anche una grande energia, un desiderio di rimettere in discussione alcune priorità. Il primo passo, credo, verso il cambiamento.
Nicola Bertasi nasce a Milano il 13 gennaio del 1983. Vive in Liguria fino ai diciassette anni. Poi ancora a Milano e adesso a Parigi. Studia storia e letteratura e si laurea all’università Statale nel 2009. Assistente di diversi fotografi, impara a conoscere le luci e a lavorare le fotografie, in camera oscura. Fin da piccolo, affascinato dalle possibilità del racconto per immagini, sviluppa una ricerca personale che lo porta a viaggiare in Europa, Medio Oriente, Maghreb, Stati Uniti, Cuba, India. Collabora con il quotidiano il Manifesto e il settimanale Alias. Proiezionista in alcuni cinema art et essai. Cucina e scrive per non dimenticarsi della sua terra. Fotografo indipendente.
nicolabertasi@gmail.com
Anaïs Poirot-Gorse nasce a Parigi nel 1985. Da sempre interessata alle diverse forme della ricerca documentaria, si laurea in Storia alla Sorbonne. Da qui, inizia un percorso sul racconto e sulla documentazione del mondo. Lavora alla creazione di alcuni diaporama, in cui si mischiano immagini e audio, collabora con diverse emittenti radiofoniche, anima ateliers artistici con i bambini delle periferie francesi. Nel maggio del 2011 vince il primo premio del concorso “Paroles Partagées”.
analisapg@gmail.com
Rubrica a cura di Teodora Malavenda
Profilo dell'autore
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