Cina, Human Rights Watch: stop all’epulsione dei rifugiati birmani

“Invece di rispettare le leggi internazionali sui rifugiati, il governo cinese sembra voler riscrivere le regole. La Cina sta creando un proprio iter per determinare lo status di rifugiato politico, ma è chiaro che le norme internazionali debbano essere accolte e non ignorate”.

Dichiarazione forte quella di Bill Frelick, direttore del Refugee Program, dopo la recente denuncia di Human Right Watch sulla condizione dei rifugiati politici di etnia Kachin rimandati indietro dal governo cinese.

Il governo cinese infatti, ha rimpatriato i profughi Kachin senza un adeguato processo che accertasse le loro richieste di rifugiati. Secondo il governo non possono essere definiti profughi in quanto il conflitto con l’esercito birmano e il Kachin Indipendence Army si è calmato.

In realtà, il conflitto si è rianimato nella Birmania settentrionale nel mese di giugno del 2011, con violenti scontri tra l’esercito Birmano e il Kachin Indipendence Army. La conseguenza è stata lo sfollamento di molti birmani di etnia Kachin. Human Rights Watch ha documentato come da allora l’esercito birmano abbia attaccato villaggi, raso al suolo case e saccheggiato le proprietà. Sono stati torturati civili, violentate donne, utilizzate mine antiuomo e arruolati bambini.

Per questo l’associazione ha esortato il governo cinese, attraverso una lettera, a garantire che i profughi Kachin siano trattati seguendo il diritto internazionale, permettendo anche all’agenzia dell’ONU di esaminare la situazione in quanto i Kachin non hanno ricevuto asilo né dalla Birmania né dalla Cina. Anzi, sono molti i casi di refoulment, rimpatrio forzato.

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La Cina, ricorda Human Rights Watch, ha firmato la Convenzione sui rifugiati del 1951 e il suo Protocollo del 1967, e li deve rispettare. In questi documenti, infatti, si sottolinea il divieto di refoulement in qualsiasi modo soprattutto nel caso in cui i profughi  rischino la vita o la propria libertà a causa della loro razza, religione, nazionalità, o per l’appartenenza a un particolare gruppo sociale o politico.

Ilaria Borbot


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