Una scenografia di parole disegnata da quaranta proiettori, che per due ore e mezzo farà diventare la seicentesca Ronciglione, nel viterbese, la prima “Installazione poetico sociale”. Le parole, raccolte su Facebook, spiegheranno perché possiamo definirci “la più bella poesia del mondo”. Abbiamo incontrato l’autore di questa insolita opera, lo scrittore Alessandro Vettori, per capire come un evento di massa organizzato su facebook possa tramutarsi in un’istallazione artistica che combatta “la solitudine sociale”, per usare le sue parole. Intervista di Alessio De Angelis
“Un artista non si sente mai arrivato, un artista tende sempre all’infinito”. Questa frase, con la quale Alessandro Vettori mi ha accolto in casa sua per raccogliere questa intervista, mi ha subito colpito. E mi ha colpito soprattutto il fatto che oltre a dirlo, lo fa veramente. Alessandro Vettori non pone limiti alla sua arte, è un artista in continua evoluzione e sempre in sfida con se stesso.
Chi è Alessandro Vettori e come si è evoluta la sua carriera artistica?
E’ semplicemente un navigante che ama sperimentare, inseguirsi, raccontarsi, sperando di poter dare durante questi viaggi qualcosa che sappia emozionare, stimolare, coinvolgere. Ho iniziato come molte persone a scrivere dopo un brutto fatto accaduto quando avevo circa 13 anni, una poesia, almeno così credevo, tutta la rabbia e il dolore li gettai su un foglio, mi fece stare bene, iniziai a farlo ogni giorno. Era la mia droga, la mia salvezza, poi divenne il mio piacere, divenne il senso di tutta la mia vita. Il desiderio di poesia, si unì alla musica, all’immagine, e ad infinite altre cose che ancora oggi non mi stanco di studiare. Non ho mai cambiato rotta, sono stato sempre convinto che quella fosse la mia strada, è dura non ha mete reali se non la mia personale felicità, è cresciuta con me, ha fuso pian piano tutto ciò che conoscevo sino ad avere l’esigenza, oltre la scrittura, di costruire delle installazioni che portassero la poesia in luoghi diversi dalle sale di lettura e dai libri e soprattutto che ne facessero una forma d’arte collettiva dove poter vivere insieme nella condivisione la propria intimità. Prima credevo che la poetica fosse un arte per pochi, cercavo parole complesse ed esprimevo concetti troppo semplici, oggi cerco l’esatto contrario, cerco di raccontare qualcosa di complesso con parole semplici. E’ stato tutto un lavoro a togliere, ad alleggerire, a trovare la vera musica che mi potesse appartenere, da poco mi sento sulla buona strada. Oggi sono convinto che ogni uomo sia esso stesso una poesia, è la nostra vita la vera poesia nel bene e nel male, ecco perché ho voluto costruire un grande contenitore fatto di parole, dove poter far respirare tante persone una accanto all’altra e così scrivere una grande poesia, quella che provocatoriamente ma anche come fossi un bambino amo dichiarare “la più bella poesia del mondo”. Sì perché saremo noi tutti per una notte, insieme, “la più bella poesia del mondo”.
Nel 2010 hai realizzato la prima Installazione Poetico Sensoriale.
Sì, è stato il punto effettivo di partenza con le installazioni. Molti anni fa conobbi un grandissimo artista attraverso gli studi ma
soprattutto attraverso un amico, Joseph Beuys. Mi colpì moltissimo la sua installazione “7000 quercie”, la trovai geniale e partecipativa, mi entrò dentro, restò con me sino a pensare molti anni dopo che anche con la poesia avrei potuto sperimentare in quel campo. Così nacque la prima “installazione poetico sensoriale”, dove portavo il pubblico a leggere le poesie dopo aver attivato tutti i cinque sensi. Il risultato oltre una grande affluenza di pubblico fu sbalorditivo per me, qualsiasi tipo di persona, anche coloro che sapevo essere lontanissimi dal poter leggere una poesia, la vidi commuoversi, emozionarsi nella lettura e farlo non da soli, ma in mezzo a centinaia di persone che giravano per il percorso dell’installazione. Ora sto studiando un’evoluzione di questo concept, voglio costruire delle cellule poetico emozionali da inserire in dei contesti di grande respiro dove tutto ciò avverrà non più in luoghi chiusi ma a contatto con la natura. Però per ora mi concentro tutto su questa nuova avventura, che punta soprattutto alla poetica come aggregatore sociale, una socialità fatta da gente che si emoziona e alla quale vorrei dichiarare: Voi siete la più bella poesia del mondo!
Quali sono le differenze con l’ Installazione Poetico Sociale e come si svolgerà la serata di sabato 13 ottobre?
L’installazione poetico sociale si differenza da quella sensoriale soprattutto in un aspetto fondamentale: lo spazio. La nuova installazione ha una funzione scenografica di vero e proprio contenitore, si appropria del cuore della città, la cambia, o forse,
sono solo i pensieri che ogni giorno la attraversano ad apparire come luci nella notte. Quella sensoriale, è più contenuta, non invade, si adatta, l’aspetto visivo è solo uno dei tanti aspetti per raggiungere l’emozione, mentre quella che andrò a realizzare il 13 ottobre vuole farsi vedere e creare la prima emozione, forse anche di stupore proprio attraverso la vista, non saranno le mie parole il leit motiv dell’opera ma tutte quelle persone che avranno deciso di esserci per una notte e che si sono portati appresso le loro storie. Vedo ogni persona come una singola parola, che comporrà un’unica grande poesia. Nell’installazione sensoriale le mie parole erano il mezzo al quale volevo portare i partecipanti, adesso, invece, le mie parole saranno solo una scenografia per far sentire ad ogni persona le sue parole dentro.
Come riuscirai a gestire un opera che viene realizzata su 400 metri di strada?
L’opera è imponente forse come non se ne sono mai realizzate in ambito poetico, 41 proiettori, 400 mt di palazzi seicenteschi, migliaia di persone dentro l’opera, non avrei mai potuto pensare di fare tutto questo da solo. Mi stanno aiutando due artisti per i quali ho grandissima stima, Roberto Ferri e Stefano Cianti, con i quali mi sono sempre consigliato e continuo tutt’ora. Ma, soprattutto, per il lato gestionale organizzativo posso contare su circa 100 volontari di Ronciglione, cittadina dove realizzerò l’opera, appartenenti a diverse associazioni. Anche le attività commerciali stanno partecipando con grande entusiasmo preparando un’accoglienza incredibile. Un’intera cittadina che dall’amministrazione comunale, ai suoi abitanti, alle attività, alle associazioni si sta mettendo in gioco per aiutarmi in questo “folle progetto”. Senza loro tutto sarebbe rimasto solo un grande sogno. Poi c’era il lato economico, io non ho mai dato molto peso al risultato economico delle mie opere, le ho fatte perché ne sentivo la necessità e quindi come molti di noi sto con un piedi infossato nella crisi, ma l’altro lo tengo fuori per correre verso i sogni. Questa volta due importanti imprenditori della zona mi hanno voluto interamente finanziare l’opera, una sorta di moderni mecenati che credono nel progetto, PREF.EDI.L spa e Residenza Principe di Piemonte, mi hanno dato la possibilità di concentrarmi totalmente sull’opera. A tutti loro va il mio più grande grazie.
Qual’ è il messaggio che vuoi lanciare con quest’ opera?
L’opera contiene due importanti messaggi, quello che è insito nella mia ricerca artistica, di portare la poetica vicino alla gente, di dimostrare che la poesia oggi può avere un grandissimo valore aggregativo e che le persone, anche se non comprano né leggono libri di poesia, hanno comunque voglia di rapportarsi con la poesia della vita. La poesia può portare persone a stare insieme al pari di un concerto, ne sono certo, bisogna solo cambiare il modo. Non la profondità, non l’intellettualità, ma il modo di proporla. L’altro, attinente alla mia ricerca umana, la mia piccola battaglia contro la solitudine sociale, non quella che un individuo può scegliere nella ricerca di sé e che gli inglesi definiscono “ solitude” ma quella che abbiamo subito e ci siamo costruiti e che ci ha resi deboli, distanti, quindi costretti ad accettare qualsiasi scelta altrui. Ribellarsi ad un ingiustizia da soli è veramente un atto di coraggio oggi.
Un messaggio che in molti hanno compreso, vista la grande partecipazione che stai raccogliendo su facebook da ogni parte d’Italia.
Sì, mi fa molto piacere, una risposta inaspettata. Sono certo che a Ronciglione, il 13 ottobre, accadrà qualcosa che ci porteremo dentro per tutta la vita e credo che questo molte persone lo abbiamo capito.
Facciamo un salto nel futuro… come vedi l’Italia tra qualche anno?
Non amo fare previsioni, le lascio ai veggenti, io resto navigante dei miei giorni, ma mi faccio un augurio. Tempo fa scrissi sul mio profilo facebook un pensiero: “Ci sono uomini che non possono permettersi nemmeno il coraggio”. Spero di non sentire più il bisogno di scrivere una frase del genere, rendermene conto mi taglia dentro.
Non possiamo far altro che invitare tutti a recarsi a Ronciglione, il 13 ottobre, per assistere ad un’ opera unica al mondo.
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