Hamas ha emesso una nuova legge nei giorni scorsi che obbliga i dieci principali provider a bloccare tutti gli accessi ai siti web con contenuti pornografici. Osama Al-Eisawi, Ministro della Comunicazione e Informazione Tecnologica del governo di Hamas, ha così motivato la scelta: “Questa iniziativa è volta a preservare la nostra morale. Il nostro tessuto sociale ha bisogno di protezione”.
Il ministro ha anche aggiunto che i provider che non si adegueranno alle nuove norme verranno chiusi. Una legge in merito era stata già promulgata nel 2008 e filtri erano già stati disposti, ma si trattava di blocchi rimovibili dall’utente. Da ora invece l’internauta non potrà più scegliere.
Funzionari di Hamas hanno anche spiegato che la restrizione degli accessi ai siti pornografici era stata sollecitata da molti genitori e da “altre organizzazioni”. “Noi non miriamo a reprimere ogni libertà o a censurare siti web politici, ci limiteremo a bloccare i siti a carattere pornografico,” ha dichiarato il Dott. Kamal Al-Masri, direttore generale delle licenze presso il Ministero delle Comunicazioni. Ma non pochi a Gaza hanno il sospetto che il divieto ai siti pornografici sia un primo passo verso il controllo totale e che in futuro Hamas possa arrivare a bloccare anche i siti politici.
E’ probabile comunque che le disposizioni del governo verranno aggirate. Gli abitanti di Gaza sono considerati particolarmente esperti della rete, unica possibilità per loro per conoscere il mondo a causa dei divieti che non consentono loro di lasciare Gaza.
Un giovane studente, Adam Al-Agha, giudica negativamente la restrizione: “Mi piace pensare a me stesso e agli altri come persone adulte che hanno la libertà di scegliere se mettere o meno filtri alla nostra connessione ad Internet. Il ragazzo, seduto davanti allo schermo di un computer di un Internet cafè ha poi dichiarato a The Media Line: “I giovani qui sono molto avanzati, quando si tratta di tecnologia si può facilmente superare l’ostacolo utilizzando certe tecniche”.
Proteste si erano levate dai cittadini già nel 2008 quando Hamas, oltre alla restrizione telematica aveva disposto il divieto alla vendita di narghilè (pipe ad acqua con tabacco aromatizzato, popolari in tutto il Medio Oriente). E il governo aveva fatto marcia indietro. Solo una proibizione è rimasta da allora: il divieto agli uomini di tagliare i capelli alle donne.
La restrizione alla libertà del web è stata vista come un tentativo di islamizzazione di Gaza ed un modo per dimostrare il controllo di Hamas sul territorio. Inoltre i filtri rallentano la connessione ad Internet, causando ulteriori proteste degli utenti.
“Siamo lieti di ricevere eventuali reclami” – spiega il Ministro della Tecnologia e Comunicazione in una nota. “I problemi ai siti non pornografici sono dovuti ai provider, non siamo noi la causa. Stiamo tutti lavorando per risolvere questi piccoli problemi. Il filtro è nuovo ed è normale che ci possano essere problemi in questo momento.”
La dichiarazione del ministro si conclude con un avvertimento: “prossimamente verrà pubblicato l’elenco dei fornitori di servizi Internet che non si saranno adeguati alle nuove disposizioni . Queste società dovranno anche sostenere le spese legali”.
Paola Totaro
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