Il nuovo anno per l’universo carcerario honduregno si preannuncia ricco di importanti novità. Sono, infatti, in arrivo numerosi progetti, idee e proposte, uniti in un’unica serie di interventi operativi, per consentire la “rinascita” sociale dei detenuti.
Nel 2012, stando alle intenzioni degli enti di riferimento statale, l’Honduras si dedicherà al recupero dei detenuti per ridare loro una piena ed effettiva libertà, e non soltanto liberandoli dalle mura dove sono stati rinchiusi, ma garantendo alla popolazione carceraria l’abbattimento di ogni barriera innalzata tra i due corsi della vita: quello della galera e quello dalla rimessione in libertà.
Alcune delle attività a supporto della rinascita del sistema penitenziario saranno promosse all’avvio del nuovo anno, come: l’ampliamento dei programmi di educazione delle detenute, la formazione del personale penitenziario, la ristrutturazione delle strutture, l’istituzione di corsi di sociologia e psicologia per i responsabili delle carceri e della rieducazione. La creazione di un asilo nido interno alla prigione (di importanza assoluta).
Gli interventi, coordinati con la supervisione dell’organizzazione non governativa e assistenziale Dokita, prenderanno le mosse dal Penitenziario Nazionale femminile di Adattamento sociale (Pnfas) di Tegucigalpa: una struttura che ospita le donne che hanno infranto la legge e che, con la detenzione, hanno perso, oltre alla libertà, anche la possibilità di assistere e curare i loro figli.
Ma soffermiamoci ancora sulle premesse del programma di riqualificazione. Sono quelle individuate da uno Stato che, a causa dell’elevato numero dei detenuti e, molte volte, della sua stessa arretratezza, è giunto oramai al collasso. Si registra, innanzitutto, un’elevatissima soglia di povertà sociale. Siamo in un Paese, l’Honduras, in cui quasi il 70% della popolazione vive di stenti e con scarsi mezzi.
Uno stallo sociale che ripiega vorticosamente su se stesso: tassi di crescita esponenziali (tra i più alti dell’intera America centrale) e una presenza, sul territorio, di giovanissimi (bambini e adolescenti) molto alta, ovvero pari a circa il 40% della popolazione.
Con questi fattori, e con tali percentuali, in Honduras l’instabilità è garantita, specie nel momento in cui, per far fronte al disagio del viver quotidiano, si delinque, si infrange la legge e, in fine, si affollano le carceri, lasciando privi d’ogni cura i nuclei familiari. Resteranno così alla mercé di se stessi tanti minori. Gli stessi a diventare, prima o poi, nuovi criminali.
A racchiudere le tinte fosche di questo quadro negativo, una cornice messa su da una situazione economica ben oltre le soglie di guardia. Quella honduregna, infatti, è una vera e propria emergenza: assenza di denaro circolante, incapacità del Paese di fronteggiare una crisi tutta interna già di per sé molto grave, e costretta ad ampie e nuove battute d’arresto a causa dei colpi della crisi finanziaria internazionale.
Come può tutto questo non armare le braccia della delinquenza? Come diretto risultato di un meccanismo logico giungono, dunque, i dati sullo sviluppo della criminalità nel Paese: aumentano i reati, si infittisce la rete del crimine, aumentano i detenuti. E, tra questi, aumentano le donne. E, una volta in carcere, vivono una condizione di disperato isolamento, che inibisce ogni riscatto, qualsiasi forma possibile di redenzione.
La loro assenza diventa, per i loro figli, una ghettizzazione sociale, in una morsa senza fine. Ciò accade con forza nelle aree urbane del paese, dove poi nascono bande e violente gang (le maras), impegnate nella perpetrazione di atti criminali. Questi fatti sono tutti collegati da un rapporto di causalità. Ognuno è, al contempo, causa ed effetto di un nuovo evento, naturalmente di natura criminale.
Una catena che solo il riequilibrio sociale potrebbe spezzare: e questa rinascita non può che partire dall’ambiente carcerario. Nelle prigioni, certo, dove le condizioni igieniche sono off limits, le strutture inadatte a ospitare un numero di detenuti sempre maggiore. E, ancora, dove si “vive” privi d’ogni assistenza sanitaria e sapendo che una nuova vita sarà del tutto impossibile, anche se i conti con la giustizia saranno stati saldati.
Un “fine pena mai”, insomma, una detenzione che prosegue, non mutando le condizioni di partenza, anche dopo l’uscita dal carcere. E proprio a contrasto di queste gravi offese alla dignità umana e personale, e con l’obiettivo di ridare una nuova sicurezza alla popolazione honduregna, si sta cominciando a parlare di interventi e di nuove politiche sociali.
A coordinare le forze, la Ong Dokita, un’associazione che promuove sviluppo cooperando con gli enti politici e governativi del Paese. A capo dell’ufficio amministrativo c’è Davide Bonechi, attivo in Honduras dal 2008, e coordinatore di progetti di educazione di base e formazione professionale.
È lui uno dei promotori della riabilitazione delle donne private di libertà del PNFAS: quello voluto da Dokita è un processo che va a beneficio non soltanto delle circa duecento detenute nel Penitenziario Nazionale Femminile di Adattamento Sociale (PNFAS) di Tegucigalpa, o dei 96 membri del personale del penitenziario, ma anche a supporto dell’intera società dell’Honduras.
Una popolazione che, a partire dal 2012, potrà tornare a vedere, nel carcere, il mezzo attraverso cui rieducare alla socialità chi ha infranto la legge. Offrire la possibilità di riscattarsi dopo la pena. Garantire la libertà (e la vita) dopo la detenzione.
Emilio Garofalo
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I principali settori d’intervento di DOKITA nel paese riguardano la formazione comunitaria, l’esclusione sociale, minori, disabilità e gestione del rischio. La tutela della dignità delle donne recluse.
Con 30 euro puoi contribuire ad acquistare il materiale scolastico e garantire una formazione professionale alle donne detenute. Con 50 euro contribuisci a migliorare la condizione abitativa delle guardie carcerarie Con 100 euro permetti a una detenuta-madre di ricevere un’educazione scolastica e professionale per uscire dalla spirale della povertà e della criminalità. Con 150 euro puoi partecipare alla ristrutturazione dell’asilo nido Causale: Progetto Carceri in Honduras
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