Settimo giorno di proteste nelle scuole di Hong Kong. Il governo locale per diffondere il senso di appartenenza alla Repubblica popolare cinese, ha introdotto il programma di “educazione morale e nazionale”.
Anche lo scorso anno polemiche erano seguite alla diffusione nelle scuole di un libretto informativo dal titolo “Il modello cinese”, tendente a dimostrare la validità del sistema a partito unico, giudicato più efficace nelle sue politiche e confrontato con il sistema bipartitico statunitense soggetto invece a parer loro, a “eterni dibattiti e veti incrociati”.
Nonostante siano ormai quindici anni che Hong Kong è tornata ad essere cinese, da colonia britannica quale era, i cittadini continuano a mantenere un forte senso di identità “locale”. La città viene governata con la politica “un paese, due sistemi” che le consente una differenziazione dall’indirizzo politico ed economico di Pechino.
Proteste anche nel luglio scorso, dopo l’iniziativa di Hong Kong di organizzare gite studentesche presso la città dove nacque il “padre della Patria” Mao Zedong.
In questi giorni, studenti , genitori e professori, stanno facendo sentire la propria voce, davanti ai palazzi governativi, contro la pianificazione di una sorta di “lavaggio del cervello” tramite i nuovi programmi scolastici introdotti nel 2010 e che diverranno obbligatori dal 2015.
Attualmente solo sei delle seicento scuole elementari di Hong Kong hanno introdotto i nuovi programmi. 155 ne hanno rimandato impiego e 118 hanno invece già dichiarato che non li utilizzeranno mai.
Per gli abitanti della città, abituati alla democrazia, per indignarsi è bastato leggere le linee guida di questa riforma scolastica tra le quali è riportata la raccomandazione di sorvolare sulle proteste di piazza Tian’ammen ed elogiare il modello politico a partito unico.
Tra gli 8 mila manifestanti (40mila per gli organizzatori), riuniti sotto gli uffici governativi, 13 persone stanno attuando uno sciopero della fame.
Portavoce del governo hanno però già annunciato che il programma di “educazione morale e nazionale “ non verrà ritirato. Come risposta anche Occupy Tamar si è unita alla protesta e persone vestite di nero sono presenti nella piazza.
I giornali di partito in Cina non esitano a far riferimento alle proteste del 1989 giudicandole “immorali e rischiose”. Come nell’editoriale di oggi del Global Time dove si legge anche: “La priorità degli studenti deve essere quella di studiare. La storia ci ha già insegnato quali tragedie si possono abbattere sulla società se gli studenti cominciano a scioperare, a protestare o addirittura a scavallare la linea del confronto politico”
Segnali di speranza giungono però dai numerosi gesti di solidarietà che stanno giungendo dagli intellettuali del continente. Tra gli altri Wang Dan – dissidente di Tian’anmen- che con un tweet ha annunciato 24 ore di sciopero della fame.
Il fondatore e opinionista della rivista Isunaffairs, ex caporedettore del Southern Weekend ha dichiarato: “Nella Cina continentale, sono più di sessant’anni che il Partito comunista porta avanti il programma di educazione nazionale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Chi ha ricevuto questa educazione trova difficile espandere i propri orizzonti ed è spesso chiuso ed intollerante”.
Paola Totaro
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