Ancora incandescente la situazione in Mali, dopo il colpo di stato del marzo scorso da parte dei militari e la ribellione nel nord del Paese, l’Azawad, che aspira all’indipendenza.
Ex colonia francese, il Mali dal 1992 è una repubblica parlamentare, con regime semipresidenziale. Il Capo dello Stato destituito dai militari, era Amadou Toumani Touré.
Da anni in lotta con gli indipendentisti del nord, in maggioranza Tuareg, il governo centrale è accusato, dall’autoproclamato Stato Indipendente dell’Azawad, di genocidio.
Moussa Ag Assarid – rappresentante del governo provvisorio dell’Azawad – ha dichiarato ieri, durante una conferenza a Lecco, che il popolo Tuareg è vittima, ormai dal 1960 di violenze e repressione. Dopo un lungo esodo gli abitanti del nord Mali (ex Repubblica Sudanese) hanno ripreso il possesso delle proprie terre nel 1990, ma a partire da questa data fino al 1996 sarebbero stati vittime di un vero e proprio genocidio e le fosse comuni ritrovate nel 2011 ne sono la triste testimonianza.
Attualmente – continua Ag Assarid – la popolazione Tuareg è vittima di una continua oppressione che si esplicita anche con una assoluta mancanza di infrastrutture, un bassissimo tasso di scolarizzazione (15%), isolamento dal mondo e la negazione dell’accesso nella regione, ai giornalisti e alle associazioni umanitarie.
Ai militari Tuareg non sarebbe permesso ricoprire cariche di alto livello di comando.
Dopo il colpo di stato del 22 marzo 2012, la componente fondamentalista islamica tuareg, denominata Al-Qaeda nel Maghreb islamico, ha preso il controllo del nord del Mali.
Il portavoce del governo provvisorio dell’Azawad, ribadendo l’impostazione laica della propria politica, denuncia un’alleanza tra il governo centrale del Mali e Al Qaeda, ma nega che sia stata imposta la Sharia.
Secondo Ag Assarid, i gruppi islamisti presenti a Timbuctu e Gau che vorrebbero impedire l’indipendenza dei Tuareg, sarebbero stati organizzati dall’Algeria.
Il fine del governo provvisorio dell’Azawad è quello di raggiungere un accordo, anche con l’aiuto delle forze internazionali, che permetta, senza ulteriori spargimenti di sangue, la liberazione dall’occupazione degli islamisti e consenta al popolo di vivere dignitosamente e senza alcuna rivendicazione religiosa.
In disaccordo con le dichiarazioni del rappresentante del governo provvisorio dell’Azawad che nega l’avvenuta applicazione della Sharia nei propri territori, è Amnesty International che porta alla luce un grave fatto avvenuto nei giorni scorsi ai danni di un uomo, Alhader Ag Almahmoud, accusato di furto di bestiame.
“Ero in piedi in mezzo ad un gruppo di dieci persone – ha raccontato l’uomo – e c’era anche il leader del Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (ndr Mujao). Le domande non sono durate più di dieci minuti. La maggioranza ha dichiarato che ero colpevole e che bisognava applicare la sharia e tagliarmi la mano destra all’altezza del pugno. Prima dell’amputazione, il proprietario del bestiame rubato era venuto a dichiarare che gli animali erano stati ritrovati”.
Valeria Pini de La Repubblica che definisce gli integralisti islamici “i ribelli separatisti del Nord”, spiega come la Sharia preveda, per il furto, l’amputazione della mano e se il ladro è recidivo anche del piede. Ogni accusa deve essere sostenuta da almeno quattro testimoni e in genere quella di una donna vale la metà.
Una volta arrivato a Bamako (capitale del Mali) da Ansongo, località nel Nord del Paese controllata da Mujao, Ag Almahmoud ha raccontato la sua esperienza in una conferenza stampa nel corso della quale i responsabili locali di Amnesty International hanno presentato un rapporto che parla di gravi crimini contro l’umanità. Fra questi ci sono violenze corporali e sessuali, esecuzioni extragiudiziarie e il reclutamento di bambini soldato.
Paola Totaro
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