Lo staff del “Silk Road Projet”, festival internazionale dedicato alla danza orientale, è composto da danzatori, musicisti e viaggiatori di tutto il mondo, che si dedicano all’arte secondo un approccio totale che abbraccia, oltre al ballo e alla musica, anche la pittura, la poesia, la filosofia e l’architettura. Una ricerca costante dei punti di contatto fra le culture più diverse e che, quest’anno, è passata anche per l’Italia, con una manifestazione svoltasi il 29 aprile nel corso della Giornata Mondiale della Danza presso il Teatro Regina di Cattolica, alla quale ha preso parte un gran numero di artisti.
Fra le danzatrici premiate con la statuetta della dea Naarâja, assieme all’Ungherese Agnes Simon, per la miglior coreografia, e la giapponese Tomoe Sagara, per l’innovazione artistica, c’è stata anche un’italiana: Elvira Pulcrano, in arte Shuela, miglior performer di questa edizione ed invitata a partecipare anche alle prossime, in qualità di insegnante nel corso dei workshop che verranno organizzati.
Un’enorme soddisfazione per la giovane Elvira, piena di energia e vitalità nel suo corpo piccolo ma sinuoso. Carnagione color latte e capelli biondi non le conferiscono certo un aspetto propriamente arabo, ma la passione di una vita per l’Oriente compensa largamente quello che manca nel sangue, tutto del sud; Casalnuovese, per l’esattezza. Anche se vive ad Acerra da quattro anni, in un condominio costruito da un iraniano.
“Da sempre ricordo che quando sentivo parlare della danza del ventre o ne vedevo qualche scena in un film, il mio cuore aveva un sussulto e qualcosa in me si risvegliava” così ci parla dell’inizio del suo amore per la disciplina, incapace di ricordare il momento preciso in cui è sbocciato, ma ben memore della fatica fatta per trovare corsi a Napoli e in provincia, prima di imbattersi quasi per caso in un annuncio che ha segnato l’inizio della sua formazione, sotto la guida di maestri italiani e stranieri, che l’hanno portata a crescere professionalmente, divenendo a sua volta insegnante, e a ricevere tutti i riconoscimenti successivi.
Il suo sogno? L’Egitto. Il luogo dove tornerebbe sempre e dove quest’estate, al Cairo, ha preso parte al “Lelah Mashrya” tenuto da Ala Abo Lelah, conquistando il cuore della gente con un’esibizione acclamatissima. Un’esperienza che le ha dato la carica una volta tornata in Italia per diffondere la vera essenza della danza orientale, affinché venga liberata dallo stereotipo di danza di intrattenimento da locale e conosciuta per quello che realmente è: una danza antica e sacra. Una danza che, col suo cuore arabo, vuol far amare anche qui.
Annamaria Bianco
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