E’ stata rilasciata Layla Ibrahim Issa Jumul, la ventitreenne condannata a morte in Sudan per lapidazione.
L’annuncio in una nota dell’associazione ‘Italians for Darfur‘, la quale, insieme a ‘Giulia’ (Giornaliste italiane unite libere indipendenti), aveva avviato una petizione per chiedere la liberazione della giovane accusata di adulterio, raccogliendo oltre 10mila firme.
L’accusa, è stata tramutata in “atti contro la morale pubblica” dalla Corte d’Appello di Mayo.
La notizia è stata confermata anche dagli avvocati difensori di Layla e dai volontari di ‘Awid – Women’s Right’, che hanno aiutato Layla ed i suoi familiari durante la detenzione.
Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, ha dichiarato: “Quello di Layla è il secondo caso di una donna destinata alla pena capitale e poi rilasciata dalle autorità giudiziarie sudanesi pressate dalla mobilitazione internazionale. Il 3 luglio scorso le porte della prigione di Khartoum si erano aperte per Intisar, 20anni, madre di un bambino di pochi mesi come Layla. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno affiancati in questa battaglia. Sono queste notizie che ridanno vigore al lavoro di chi crede fermamente nel rispetto dei diritti umani”.
Paola Totaro
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