Alhoush.com è un portale nato dall’incontro tra Ehab Shanti, esperto in comunicazione e presidente della società di consulenza Amandla Group e Rashid Abdelhamid, uno degli architetti e designer più noti per i suoi lavori in Medio Oriente.
Come espresso dal significato della stessa parola “alhoush“, ovvero “cortile”, nella tradizione araba il centro della casa e delle attività quotidiane, il sito rappresenta una sorta di grande expo virtuale, uno spazio comune che permette al pubblico di interagire con la comunità artistica acquistando opere d’arte o di design e partecipando attivamente alle discussioni sul forum attivo ospitato da Alhoush. Il parterre degli artisti presenti sul portale si divide nelle due sezioni “Resident” e “Open Space” che comprendono rispettivamente gli artisti selezionati e promossi dallo stesso Alhoush e altri artisti emergenti ai quali è fornito uno spazio d’esposizione gratuito sul web.
Il numero degli aderenti è in costante aumento grazie al lavoro degli “ambasciatori” , una vera e propria rete di collaboratori alla ricerca di nuovi artisti e designer che si occupa inoltre di fornire assistenza e supporto logistico e garantire una promozione capillare delle opere d’arte a tutti i livelli.
L’obiettivo del progetto Alhoush non è solo la promozione degli artisti appartenenti al mondo arabo attraverso il sistema di e-commerce ma anche quello di fornire all’arte e al design un ruolo chiave nella crescente domanda occupazionale della gioventù araba, attualmente stimata attorno ai 100 milioni di posti di lavoro necessari nel prossimo decennio.
Federica Cuccia
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto