L’Alta Corte del Botswana ha annullato una consuetudine, che nel Paese impediva alle donne di ereditare la casa di famiglia, stabilendo l’uguaglianza tra uomini e donne.
La sentenza giunge in seguito alla battaglia legale combattuta da Edith Mmusi insieme alle sue sorelle contro un loro nipote che sosteneva di essere il legittimo proprietario della loro casa.
La consuetudine, che si intreccia con antiche tradizioni, è presente in varie zone dell’Africa.
Il giudice Key Dingake ha affermato: “Credo sia ormai il tempo per i giudici di contribuire alla nascita di un nuovo mondo, che lotta per venire alla luce” come pubblicato dall’agenzia di stampa AFP.
Il corrispondente della BBC dalla capitale Gaborone, ha riportato le prime dichiarazioni della signora Mmusi, l’unica delle sorelle ammesse dalla Corte durante la sentenza. “E’ un grande giorno per noi” ha affermato felice la donna.
Di parere opposto il nipote, Molefi Ramantele, il quale ha dichiarato che la sentenza mina la cultura del Paese, come riporta AFP. “Questo è un giorno triste per me … La gente dovrebbe imparare a rispettare la nostra cultura”, queste le sue parole.
La vicenda giudiziaria era iniziata nel 2007 quando le signore Mmsi avevano chiesto ad una corte locale di decidere in merito alla rivendicazione del nipote.
Persero la causa, ma decisero di fare ricorso e successivamente di passare ai Tribunale Civile.
Il Procuratore Generale ha spiegato che già nel 2007 la consuetudine poteva dirsi discriminatoria, ma che il Botswana non era ancora pronto per recepire il cambiamento.
“Questo è un significativo passo avanti per i diritti delle donne, non solo in Botswana ma nella regione meridionale, dove molti Paesi stanno cercando di cambiare queste leggi discriminatorie,” ha dichiarato con un comunicato Priti Patel, del Southern Africa Litigation Centre (SALC).
Paola Totaro
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