Due bambini copti, di nove e dieci anni, sono stati arrestati per “oltraggio alla religione” in Egitto, precisamente ad Azbat Marqos, nella provincia di Beni Suef, nel sud del Paese.
Si tratta di Nabil Naji Riz e Mina Nadi Faraj, che, secondo alcuni testimoni, avrebbero prima strappato e poi urinato su una copia del Corano. A denunciarli è stato l’Imam Ibrahim Mohamed Ali della moschea locale, che, secondo l’Ahram Online, decise di portarli alla polizia solo in seguito al fallito tentativo di farli punire dal sacerdote della chiesa copta locale.
Sembrerebbe, infatti, che il sacerdote si sia rifiutato di castigare i due ragazzini scatenando l’ira dell’Imam che non avrebbe esitato nemmeno nel sentire il tentativo di difesa del padre, Nagy Rizk, che avrebbe dichiarato pubblicamente l’analfabetismo dei figli, ignari di cosa fossero le scritte su quelle pagine trovate in strada.
L’estremismo islamico sembra non voler sentir ragioni, soprattutto guardando casi di cronaca come questi. Continuano i casi di “sostenuta” blasfemia, tra l’Egitto e il Medio Oriente, che sembrano essere un male ricorrente. Ricordiamo il caso simile, che detestò forse maggior clamore, riguardante la bambina down di 11 anni, arrestata in Pakistan per aver bruciato alcune pagine del Libro Sacro. In questo caso, la polizia da principio decise di non arrestare l’undicenne dato il suo visibile handicap, ma le proteste da parte dei cittadini furono tali che dovettero detenerla per diversi giorni.
Annarita Tucci
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