Dal Marocco all’Italia, da una sponda all’altra del Mediterraneo, per sperare in un futuro migliore. La storia di Fatima Laghbili è una storia comune a molti stranieri che vivono nel nostro Paese.
Alla fine degli anni ’80 il papà di Fatima si trasferisce da Alhouceima a La Spezia, lasciando a casa moglie e figli. Da quel momento in poi per la famiglia Laghbili saranno anni difficili, segnati da sacrifici e attese. Anni durante i quali l’unico momento di ritrovo è l’estate.
Poi un giorno accade che il sogno diventi realtà e come vuole il finale di ogni favola che si rispetti, la famiglia si ricongiunge.
Oggi Fatima ha 27 anni e vive a Sanremo, conosce sei lingue ed è una dei soli quattro patrocinatori legali marocchini nel nostro Paese.
L’anno prossimo farà gli esami di stato per diventare avvocato e intanto, tra un atto e un’udienza, ha accettato l’invito di Mohammed VI, il re del Marocco, che lo scorso luglio l’ha ricevuta a corte.
Partiamo dal tuo arrivo in Italia. Come hai reagito al trasferimento?
Il periodo iniziale è stato davvero felice. Mio padre ci portava in giro tutti i giorni per farci conoscere la città e a scuola ero circondata da maestre e compagni affettuosissimi. All’inizio non avvertivo la necessità di imparare l’italiano: l’affetto degli altri ragazzini e l’ingenuità dell’età erano sufficiente per farmi stare bene.
Quindi nessuna difficoltà?
Purtroppo le difficoltà ci sono state, soprattutto alle scuole superiori. Quel periodo è stato il più critico e complicato dal punto di vista dell‘integrazione. Ma dall’altra parte sono stata fortunata perché al quarto anno ho conosciuto un’insegnante di diritto che mi ha trasmesso tanta passione, così dopo il diploma mi sono iscritta a Giurisprudenza.
E il periodo universitario come lo ricordi?
Come il periodo più bello della mia vita. Cinque anni intensi di crescita e di grande soddisfazione personale che mi hanno permesso di superare ostacoli apparentemente insormontabili: come l’essere immigrata, donna e portare il velo. Durante gli studi ho anche preso parte al programma Erasmus in Francia e ho svolto un tirocinio in Spagna. Insomma non ho tralasciato proprio nulla (sorride).
Dopo la laurea in Diritto Internazionale arriva il praticantato. Vuoi raccontarci la tua nuova avventura?
Ho iniziato a lavorare a La Spezia ma volendo assecondare le mie aspirazioni mi sono trasferita quasi subito a Sanremo per lavorare nello studio legale dell’avvocato Mario Telmon.
E dell’invito al Palazzo reale di Mohammed VI cosa ci racconti?
Fu una serata indimenticabile. Tramite il Consolato di Torino fui invitata a partecipare alla Festa del Trono del Re. Era un’occasione per premiare i cittadini marocchini “meritevoli” residenti all’estero. Alla cena presero parte anche le sorelle e la moglie. Se ci penso, sento ancora i profumi del giardino e l’orchestra suonare…
Sei anche Presidente dell’Associazione “Casa Africa” di Imperia. Di cosa vi occupate?
L’Associazione, costituita da donne immigrate ed italiane, ha l’obiettivo di favorire e promuovere lo sviluppo e la diffusione della cultura della solidarietà, attraverso attività di mediazione culturale ed organizzazione di seminari, dibattiti, convegni.
Progetti futuri?
Al momento il mio unico pensiero è l’esame di stato per diventare avvocato. Un’altra sfida per poi passare ad altro. Sono una persona ambiziosa e mi piace sognare. Metto tanta passione nelle cose che faccio e finora ha funzionato.
Teodora Malavenda
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