Il 29 settembre Omar Khadr, ultimo detenuto occidentale nella prigione di Guantànamo (base militare statunitense a Cuba), è tornato in Canada, suo paese natio. Non è ancora certa la durata della sua detenzione nella prigione canadese, lo decideranno le autorità locali, ma sembrerebbe che già nell’estate del 2013 potrà richiedere la libertà vigilata.
Nel 2002, quando aveva appena 15 anni, fu catturato in Afghanistan e fu condannato per l’uccisione di un soldato americano, lanciando una granata verso il sergente Christopher Speer. Si trovava lì con il padre, il quale aveva avuto rapporti con il gruppo di Al Qaeda. Khadr (senior) morì in uno scontro a fuoco nel 2003, l’anno successivo all’arresto del figlio.
Omar costretto alla detenzione a Guantànamo, destinata ai sospetti terroristi, ebbe anche il ‘primato’ di essere il più giovane detenuto della prigione. Otto anni più tardi, nel 2010, fu condannato a 40 anni di detenzione e solo a seguito del patteggiamento la condanna fu ridotta a 8 anni, da non sommare a quelli già trascorsi.
La notizia è sta accolta con favore dalle associazioni umanitarie e dai suoi sostenitori, che hanno denunciato con lui, le torture e le condizioni disumane a cui un bambino, seppur soldato, abbia dovuto subire.
Lo stesso direttore dell’Unicef, Anthony Lake,nel 2010, anno del processo di Khadr, dichiarò che: “Omar è l’ultimo bambino soldato ancora in carcere a Guantanamo. Il reclutamento e l’impiego di minori nelle ostilità è un crimine di guerra, e gli adulti che se ne rendono responsabili devono essere puniti. I bambini così coinvolti ne sono vittime, e agiscono sotto coercizione. Come l’Unicef ha ripetutamente affermato in altre dichiarazioni sull’argomento, i minori combattenti hanno bisogno di assistenza per essere recuperati e reintegrati nelle comunità di appartenenza, e non di processi o condanne. Il procedimento contro Omar Khadr rischia di creare un grave precedente internazionale a svantaggio di altri minori vittime di reclutamento nei conflitti armati”.
Guantànamo, prigione controversa e dibattuta dall’opinione pubblica, non solo statunitense. Al suo attivo vi sono ancora 166 detenuti. Barack Obama, durante la sua campagna elettorale aveva promesso di chiuderla, ma invano. Sembrerebbe buona parte dell’opinione pubblica e del congresso la ritenga non solo il simbolo della lotta al terrorismo islamico, ma un’effettiva sicurezza per la nazione.
Annarita Tucci
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