Un anno e mezzo fa, la tragedia. Joseph, ora 12enne, uccise il padre sparandogli alla testa. Il bambino usò una Magnum 357 che il genitore teneva in un armadio. L’uomo stava dormendo sul divano. Ora il bambino verrà processato come un qualsiasi omicida.
Un passato difficile quello di Joseph. La sua è una famiglia disastrata: mamma adottiva, quattro fratelli, denunce e scontri sul loro affido, continue visite dei servizi sociali. Un unico punto fermo: il padre. Ma purtroppo non quello che ci si augurerebbe per ogni bambino. Jeff Hall infatti era un neonazista, che aveva cresciuto i propri figli tra bandiere con la croce uncinata, fucili e divise nere.
Hall aveva insegnato loro come «difendere ovunque i diritti dei bianchi» e quanto fosse importante la segregazione razziale. In abito nazista li portava con sé anche alle manifestazioni. Pur di preservare la purezza ariana, Hall era entrato a far parte delle pattuglie armate dedite al controllo del confine con il Messico per evitare l’ingresso di clandestini negli States. Non bastasse l’uomo era anche violento e molto severo. Eppure, come emerso nelle immagini, Joseph amava suo padre. Gli amici hanno assicurato che non fosse un «criminale». È sempre stato un «buon papà», ribattono a chi ricorda le violenze sui figli.
Una situazione molto complicata, che è stata vagliata attentamente e che ha portato il procuratore di Riverside, California, Michael Soccio a sostenere che il bambino sia “un assassino”. Infatti, secondo lui, il piccolo era cosciente di quello che stava facendo mentre uccideva il padre, addirittura il delitto sarebbe stato premeditato e senza attenuanti.
Non è della stessa idea l’avvocato d’ufficio del piccolo, il signor Matthew Hardy, il quale afferma invece che Joseph è affetto da problemi psicologici e neurologici, a causa degli abusi fisici e del grande “condizionamento” neonazista, di fatto quindi, incapace di distinguere tra giusto e sbagliato.
Il Procuratore ha comunque evidenziato che Joseph voleva bene al padre, lo ascoltava, nonostante i modi del genitore. Due sarebbero i motivi che avrebbero spinto il bambino ad eliminare il padre: la sera prima era stato sculacciato e temeva che il padre se ne andasse per sempre. Secondo l’accusa inoltre il bambino ha alle spalle comportamenti che evidenziano una presunta predisposizione alla violenza. Tra gli episodi, l’aggressione ad un insegnante al quale Joseph aveva stretto una corda al collo.
L’ordinamento californiano non prevede il carcere per i minori di 14 anni, a meno che non venga provata la consapevolezza del gesto. Secondo il Procuratore, Joseph rientra in questa categoria. Nel caso di condanna il bambino potrebbe rimanere in carcere anche più di 12 anni.
Paola Totaro
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