La Germania lascia impuniti i criminali della Strage di Sant’Anna

Per la storiografia ufficiale, la strage di Sant’Anna è stato un crimine contro l’umanità: 560 civili, quasi tutti anziani, donne e bambini, furono uccisi nel piccolo borgo toscano a colpi di mitra e ordigni esplosivi dai soldati tedeschi. Il battaglione militare cercava gli uomini, ma non ne trovò nessuno: si erano rifugiati sui colli e nelle valli, certi che i civili (i loro cari) non sarebbero stati toccati.

Di tutta risposta, le persone che restarono barricate nelle casupole e nelle stalle di  Sant’Anna di Stazzema furono massacrate indistintamente. E se la storia ha attribuito la responsabilità dell’eccidio ai membri della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsfnhrer SS, che avrebbero agito insieme con i fascisti di supporto, la procura di Stoccarda ha, invece, archiviato l’indagine su 17 ex soldati del nucleo dei “rastrellatori” tedeschi.

I giudici, chiamati a stabilire le reali responsabilità del gruppo, tra cui fanno parte otto ex militari ancora in vita, non sono stati in grado di raccogliere e individuare le prove del “ruolo attivo” giocato dai soldati nazisti. Il fascicolo della procura tedesca era stato aperto per indagare sui reati di “omicidio e complicità in omicidio”, i soli capi di imputazione per i quali non era scaduta la prescrizione.

Di fronte all’impossibilità di definire con precisione legale le colpe specifiche del nucleo militare, e in assenza di elementi probatori a supporto del loro presunto crimine, i giudici hanno rigettato le accuse, assolvendo gli otto indagati ancora in vita. In Italia, il crimine era stato, invece, accertato nel 2005 dalla procura militare diLa Spezia.

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I giudici spezzini  avevano parlato di “un atto terroristico, un’ azione premeditata e curata in ogni minimo dettaglio”, individuandone anche le motivazioni, le specificazioni dolose del reato: il massacro della popolazione e la distruzione del borgo furono necessari per far saltare ogni possibile collegamento tra le piccole comunità  e le formazioni partigiane presenti nella zona. Questo l’orientamento dei giudici italiani. Caso chiuso, invece, per i giudici di Stoccarda.

Emilio Garofalo


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