Premio Sacharov assegnato a due iraniani dissidenti

Il premio Sacharov, che dal 1988 viene assegnato dal Parlamento europeo a persone e organizzazioni che hanno contribuito alla salvaguardia dei diritti umani, è stato ufficialmente assegnato a Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi. I due iraniani dovrebbero ritirare il riconoscimento (insieme ad un premio di 50mila euro) giorno 12 Dicembre a Strasburgo, direttamente dalle mani del Presidente Schulz.

“La consegna del premio Sacharov per la libertà di pensiero agli iraniani Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi è un messaggio di solidarietà: rappresenta il riconoscimento per una donna e un uomo che non si sono inchinati davanti alla paura e alle intimidazioni e che hanno deciso di mettere la sorte del proprio Paese davanti alla propria”, con queste parole proprio il Presidente, sostenuto dai capogruppo dei partiti, ha elogiato i due vincitori, augurandosi di vederli a Strasburgo a Dicembre.

Nasrin Sotoudeh però è attualmente in stato di isolamento nel carcere di Evin, dove è stata rinchiusa nel Settembre 2010 con l’accusa di propaganda contro lo Stato e cospirazione; non trascurabile il fatto che l’avvocatessa ha rappresentato nel 2009 i politici iraniani detenuti in prigione in seguito alle poco lucide elezioni avvenute nel giugno di quell’anno.
Inoltre anche l’altro vincitore, Jafar Panahi, cinquantenne regista iraniano, è in carcere da due anni. A lui è imputata la partecipazione ai moti di protesta contro il regime iraniano, avvenuti nel marzo 2010; rilasciato su cauzione in un primo momento, è stato in seguito riarrestato e dovrà ora scontare una reclusione di sei anni, alla quale si sommano il divieto assoluto di scrivere o dirigere film, di rilasciare interviste e di uscire dall’Iran per i prossimi vent’anni.
Sotoudeh e Panahi sono stati scelti dai gruppi dei Socialisti & Democratici, dai Democratici e Liberali e dai Verdi/Alleanza libera europea, oltre che da José Ignacio Salafranca, Elmar Brok e altri 11 deputati, che li hanno preferiti agli altri due finalisti, Ales Bialiatski e le Pussy Riot.
Gioacchino Andrea Fiorentino

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