La sanatoria 2012, per regolarizzare gli immigrati lavoratori presenti in Italia, è stata fin dalla sua nascita dibattuta e controversa, tanto da farne presagire un flop. Infatti da subito sono sembrati evidenti gli ostacoli che potessero intralciare la strada verso gli esiti sperati.
Tra questi vi sono sia il fattore economico (il costo che dovrebbe affrontare il datore di lavoro è di circa 1000€ per lavoratore), che la tempistica (solo 1 mese di tempo, la scadenza termina il prossimo 15 ottobre), oltre che “documentare” la presenza in Italia da prima del 31 dicembre del 2011 (che sicuramente, per uno straniero illegalmente nel paese, non è facile trovare un documento ufficiale a dimostrazione del fatto).
Ma a metterci una pezza ci pensa l’Avvocatura, almeno per quanto riguarda la problematica della documentazione. Infatti, a circa 10 giorni dallo scadere dei termini, decide di chiarire cosa si intende per “documenti provenienti da organismi pubblici” (a dimostrazione della propria presenza nel paese prima del 31 dicembre 2011). Ebbene basta una tessera dell’autobus, una scheda telefonica o addirittura il certificato di iscrizione scolastica dei figli del lavoratore.
L’Avvocatura decide di ritenere tali documenti validi, seppur non ufficiali, perché resi da enti che svolgono un pubblico servizio. Non basterà, invece, il timbro dell’area Schengen. Infatti sul testo diramato dall’Avvocatura, ad esso servirà sempre di allegare un documento come specificato sopra.
Forse questo chiarimento aiuterà a promuovere l’impopolare sanatoria, che fini ad oggi si trova molto al di sotto delle aspettative.
Annarita Tucci
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Magari se fossero solo I 1000 €, il costo che deve affrontare il datore di lavoro; e i sei mesi di tasse arretratte? E poi i mille Euro lo pagheranno i lavoratori per la maggior parte, e devono affrontare anche la grande speculazione da parte di molti furbetti che li farano pagare chissa quanto i contatratti di lavoro.