Catalogna al voto: l’amara conferma di Mas e il successo della sinistra

Duplice lettura per il risultato delle elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento regionale della Catalogna: conferma dei nazionalisti di destra del Ciu (il partito nazionalista moderato “Convergencia i Uniò”), ma anche “vittoria” per il partito indipendentista di sinistra Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), premiata alle urne.

Secondo quanto battuto dalle colonne dell’agenzia Europa Press, il movimento del presidente uscente, Arturo Mas, ha conquistato 50 seggi su 135, subendo un poderoso crollo rispetto al 2010, anno in cui ne aveva conquistati 62. Le urne hanno, dunque, infranto il suo sogno indipendentista: per sfidare Madrid, Mas aveva infatti bisogno di conquistare 68 seggi. Una richiesta non accolta dagli elettori catalani.

E, a fronte del “fallimento” di Mas, il cuo partito resta comunque il più suffragato, si registra il successo di Esquerra Republicana: il partito indipendentista di sinistra, infatti, ha implementato i dieci seggi ottenuti in passato con ulteriori 11 seggi,  conquistandone 21 in totale.

Sconfitta per i socialisti del Psc, che perdono otto deputati regionali, arenandosi su una rappresentanza di 20 uomini nel Parlamento di Catalogna. Accelerata per i popolari del PP, passati da 18 a 19 deputati. Seguono i verdi di Icv e l’estrema sinistra di Eua, prima del Partito dei cittadini (Cs), che possono ora contare su sei deputati in più rispetto a due anni fa, passando così da una presenza di 3 rappresentati a una di nove.

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Una lettura del voto, dunque, che si presenta difficile, se si pensa all’ambiguità di una consultazione richiesta dalla base elettorale, a seguito dell’esplosione di un malcontento indipendentista lo scorso settembre,  concessa perciò dallo stesso Artur Mas ma che, allo stesso tempo, ha visto il crollo del suo partito, una compagine che riteneva di poter intensificare la politica separatista contro Madrid.

Ciononostante, il partito di Mas ha ancora la maggioranza relativa e sarà alla guida del nuovo il governo, con la consapevolezza, però, di non essere più il  “responsabile esclusivo della governabilità” della Catalogna, come peraltro ha riconosciuto lo stesso governatore.

Mas ha salutato il risultato delle votazioni spiegando che intende proseguire il suo cammino verso l’indipendenza, attraverso il passaggio della consultazione referendaria. E, tra le accuse di incostituzionalità del suo progetto mossegli da Madrid, e pessimi risultati alle urne, il leader di CiU si è detto amareggiato perché per  “guidare un processo difficile serviva un governo forte, con una maggioranza eccezionale”. Nulla diq aunto, invece, si è verificato in Catalogna.

Riconoscendo la batosta subìta, Mas ha spiegato al direttivo del partito e agli elettori le priorità del suo nuovo governo: ripresa della crescita, dell’occupazione, mantenimento delle spese sociali. Ma anche in questo caso gli scenari sono tutt’altro che lineari.

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Il partito di centro-destra, infatti, dovrà fare i conti anche con le correnti malpanciste interne, divise tra quella più progressista e indipendentista di Convergència e quella più conservatrice di Uniò.  Divisioni che potrebbero causare, in futuro, la perdita di un’ulteriore fascia di elettorato.

Emilio Garofalo


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