Il regista Pedro Almodovar, lo scrittore Mario Vargas Llosa e un codazzo di centinaia di intellettuali, economisti, politici. È una cospicua frangia dell’intellighenzia spagnola ad aver firmato un manifesto, pubblicato dal quotidiano El Pais, contro il sogno indipendentista della Catalogna.
Stiamo parlando della regione in cui si trova Barcellona, a Nordest della penisola iberica. Ospita una comunità autonoma, per oltre 7milioni di abitanti: stando all’appello lanciato dai firmatari, la spinta secessionista che caratterizza l’assetto politico di quel piccolo lembo iberico sarebbe stimolato dal governo catalano e da “forze politiche vicine al nazionalismo”.
Una soluzione, quella indipendentista, nettamente contrapposta al federalismo e alla sinistra del Paese, a favore dei quali, invece, gli intellettuali si sono schierati. Ma quella alla secessione è anche una spinta che si inserisce nel solco di una lunga tradizione storica, che, partendo dall’autonomia proclamata nel 1931, ha attraversato differenti e contrastanti fasi.
Dalla soppressione dell’autonomia compiuta da Francisco Franco, alla nascita di un grande sentimento nazionalista collettivo durante gli anni 60, che avrebbe portato al rinnovo (poi costituzionalmente sancito) della autonomia comunitaria. Un’identità sempre rivendicata, ma mai istituzionalizzata, al punto da contrastare, nel susseguirsi degli anni, e quasi sempre in maniera costante, col governo di Madrid.
Oggi, l’architettura istituzionale catalana prevede una ben definita autonomia in alcuni ambiti della gestione politica e amministrativa della Regione e un saldo collegamento in altri: autonoma, ad esempio, è la forza di Polizia, e autonomo è uno Statuto che racchiude e cerca di sancire, molto più di quanto non abbia fatto la legge ordinaria spagnola, i principi “indipendentisti”.
La Catalogna è, invece, strettamente connessa -anzi assolutamente dipendente- all’esecutivo spagnolo per quanto riguarda l’economia e la materia fiscale. Tuttavia, sarebbe proprio il conservatorismo interno alla Regione, che, negli anni, ha contraddistinto l’evolversi della gestione degli affari politici catalani, ad aver “armato” la penna dell’intellighenzia spagnola. Un conservatorismo troppo vicino, secondo i firmatari dell’appello, al nazionalismo e lontano dalla sinistra federalista. E, pertanto, da contrastare.
Emilio Garofalo
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