Colombia, sola a fianco delle bambine stuprate: la missione di suor Giustina

Suor Giustina Zanato è una missionaria salesiana. Nasce a Marostica 63 anni fa, e nel 1984 abbandona l’Italia, raggiunge i confini della Colombia. Si trasferisce in un villaggio della foresta Amazzonica e comincia una battaglia solitaria. Salvare le minori colombiane, piccole bambine che non hanno più di dodici anni, da un destino terribile: stupri e violenze a seguito di regolari compravendite del loro corpo. Costano pochi euro e a comprarle sono gli adulti.

Rischia la sua stessa vita, suor Giustina, da 28 anni. E lotta contro un sistema perverso, dove l’innocenza di una minore si vìola impunemente: basta regalare un pacco di caramelle, un vestitino nuovo appena confezionato per avere in cambio prestazioni sessuali. In quel lembo di terra all’ombra dell’Amazzonia la polizia vigila, raccoglie le denunce disperate delle madri e archivia i casi di stupro.

Sao Gabriel da Cachoeira è un distretto dell’Amazzonia, non un grande centro urbano, non conta nemmeno 40mila abitanti. È al confine con la Colombia. Negli uffici della polizia locale giacciono le denunce di 12 minori: accusano alcuni uomini in vista del paese, alcuni notabili, imprenditori, anche un ex politico. E, ancora, due militari, un meccanico e dei commercianti.

Stando a quanto riportato dal quotidiano la Folha de Sao Paulo le bimbe, di etnia tariana, tucano, barè e uanana, a seguito delle denunce hanno ricevuto gravi minacce. Non poche sono le minori fuggite, molte scappano per sottrarsi a un destino ancora più pericoloso e doloroso. Dopo aver subito le violenze ed essersi ritrovate solo a “gestire” un pericolo ancora più grande, le piccole colombiane preferiscono abbandonare il loro paese.

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Nessuno le difende, ad eccezione di suor Giustina, l’eroina salesiana. Con forza e coraggio, bontà e ostinata determinazione lei è sempre al fianco  della classe più debole, degli indifesi dell’Amazzonia. A chi le chiede cosa prova nel portare avanti la sua missione, lei pacatamente risponde: “Giro per tutta la città e non ho paura. So di svolgere il mio ruolo di religiosa e di persona appartenente alla famiglia indigena, mi hanno accolto bene sin dal mio arrivo in Brasile”.

Tuttavia, suor Giustina è consapevole delle difficoltà della sua opera a causa dell’isolamento cuiè costretta, lei, insieme con le piccole bambine violate: “Abbiamo presentato numerose denunce, ma non abbiamo visto risultati. Chi dovrebbe far rispettare la legge non lo fa”. Tuttavia, nonostante la solitudine e le quotidiane difficoltà di lottare contro un sistema infettato, l’eroina di Marostica nel 2008 istituisce il programma Menina Feliz.

Assiste le bambine stuprate e abbandonate. Nel suo centro d’accoglienza, suor Giustina si prende cura di loro, le veste, garantisce loro una rinascita, offre nutrimento.  E poi, insegna i mestieri, e non solo la manovalanza artigiana, ma anche l’informatica. Fuori dal centro, la lotta prosegue nelle procure.

La missionaria testimonia, comprova le denunce presentate, ignorando le minacce di morte quotidiane che riceve. Suor Giustina ha testimoniato più volte contro i responsabili degli abusi, ma sostiene di non temere per la propria vita. Che preferisce spendere, invece, a salvare quella degli altri.

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Emilio Garofalo


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