Un impegno che giunge a latere di un convegno dell’Unicef e che coinvolge 21 Paesi dell’area centrorientale del Vecchio Continente e gli Stati dell’ex Unione Sovietica: contrastare il fenomeno dell’abbandono dei minori negli orfanotrofi, retaggio dei vecchi regimi comunisti.
Una pratica che, oggi, causa ogni anno circa15mila abbandoni di minori. Le stime ufficiali, annunciate dall’Unicef, parlano chiaro: quasi 1milione e mezzo di bambini e adolescenti, tutti minori di 18 anni, vivono lontani dalle loro famiglie. Nei Paesi dell’Europa dell’Est e in quelli mittelasiatici, i minori sono abbandonati in forza della convinzione, ereditata dal patrimonio culturale ex-comunista, che lo Stato abbia la responsabilità di allevarli.
Una convinzione ben radicata nella cultura e nelle vedute dei nuclei familiari dell’est. Una degenerazione culturale dovuta al periodo sovietico, statalista e accentratore, in cui si ricoprivano della massima importanza gli interessi pubblici, a scapito di quelli privati. Dalle parole di Sofia Marie-Pierre Poirier, direttrice territoriale dell’Unicef, giungono delucidazioni sulla delicata questione.
”Molti Paesi puntano ancora oggi sul collocamento in massa nelle istituzioni, ignorando le prove esistenti che questo va a scapito degli interessi dei bambini e provoca handicap fisici e cognitivi che si trascinano per tutta la vita”. Sarebbero, infatti, secondo gli esperti, proprio gli orfanotrofi la causa di ritardi nello sviluppo fisico di un bimbo piccolo.
La Russia è il primo Paese, nella classifica delle nazioni coinvolte nella pratica dell’abbandono dei minori: poco più di 15mila bambini con meno di tre anni sono costretti al trasferimento in un istituto di accoglienza. Segue la Bulgaria: l’Agenzia statale per la tutela dei bambini denuncia l’abbandono di circa 2mila minori, dei quali la metà sono neonati.
Ma, oltre alla pessima convinzione di delegare allo Stato l’educazione e l’allevamento dei piccoli, quali sono le altre cause che spingono migliaia di genitori a staccarsi dai propri pargoli? La povertà, di iscuro, ma anche una gestione politica inefficiente dello Stato nel settore assistenziale e del welfare.
Parla Milena Harizanova, referente Unicef da Sofia: “L’abbandono di neonati e bambini avviene soprattutto in seno alle comunità emarginate, soprattutto tra i rom”. Genitori disoccupati, ridotti in miseria, sprovvisti di permessi o documenti e impossibilitati, pertanto, alla registrazione nei Comuni, così come alla richiesta degli aiuti sociali.
Il Parlamento è al lavoro con l’obiettivo di varare, entro il 2013, una legge che vieti l’abbandono dei minori di 3 anni presso strutture statali. Strutture delle quali si sta cercando di prevedere la chiusura definitiva entro il 2025. Un traguardo, il divieto di abbandono, raggiunto finora solo da tre Paesi: Croazia, Romania e Serbia.
Emilio Garofalo
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