I bombardamenti israeliani hanno ucciso sette palestinesi, oggi, e ne hanno feriti 52. A parte un membro della resistenza armata, le vittime erano tutte civili. Negli ultimi due giorni dalla Striscia sono partiti decine di razzi artigianali verso il sud di Israele, ferendo lievemente 4 persone e danneggiando alcuni edifici. Le sirene delle città della zona hanno squillato incessantemente per invitare i civili a prestare la massima cautela e a mantenersi vicini ai rifugi anti-missili.
L’esercito di Tel Aviv ha dichiarato di aver iniziato i bombardamenti in risposta al missile anticarro lanciato sabato contro una jeep di pattuglia, in cui sono stati feriti quattro militari; la Jihad islamica ha rivendicato l’attacco, definendolo una risposta della morte di Hamid Younis Abu Dagka, un ragazzino di tredici anni ucciso venerdì: mentre giocava a pallone a est di Khan Younis, il piccolo Hamid è stato centrato dalle pallottole delle mitragliatrici israeliane (leggi qui l’appello del padre).
Il governo israeliano ha annunciato che farà di tutto per proteggere e per garantire la sicurezza dei propri concittadini; dal canto suo Hamas ha dichiarato che le vittime civili non rimarranno impunite. Come scrive Chantal Meloni sul Fatto Quotidiano, “si potrebbe andare indietro all’infinito in realtà, perché ogni singolo razzo sparato da Gaza ha alle spalle almeno un palestinese ucciso dalle forze di occupazione israeliane e viceversa, in una spirale di violenza senza fine”.
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