Gulabi gang, la banda delle donne giustiziere che proteggono i più deboli

“Io sono il comandante della Gulabi Gang. Ho iniziato questa associazione nel 2006 ma questo nome, questa idea di Banda Gulabi, è venuta solamente pochi anni fa. I nostri obiettivi sono l’emancipazione delle donne, l’istruzione dei bambini, soprattutto delle bambine, fermare la corruzione e la violenza domestica. Visito decine di villaggi, ogni giorno incontro i membri della banda. Nelle nostre riunioni parliamo delle situazioni che non vanno e decidiamo il piano di azione. Prima ci rivolgiamo alla Polizia, chiediamo a loro di intervenire. L’amministrazione però non fa nulla per proteggere i poveri del nostro paese e quindi, molto spesso, prendiamo in mano la situazione. Prima parliamo con il marito che picchia la moglie. Se non capisce, se continua, chiediamo alla moglie di unirsi a noi mentre lui viene picchiato con i nostri lathi. Le nostre missioni hanno un tasso di successo del cento per cento. Non abbiamo mai fallito nel portare la giustizia contro gli abusi domestici”.

Sari rosa, come la divisa di ordinanza impone, fisico minuto, occhi verdi, sguardo fiero. Lei è Sampat Pal Devi, 52 anni, originaria di Uttar Pradesh in India. Fondatrice, direttrice, anima vera della banda femminile e, permettetelo, femminista dell’India del Nord.
Ispiratasi alla regina indiana Laxmibai Rani che tenne testa all’esercito inglese per quasi un anno, Sampat si è ripromessa di sostenere ed educare le donne indiane al fine di far ottenere loro le competenze di base per diventare economicamente indipendenti, sicure di sé e capaci di proteggersi dagli abusi degli uomini.

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Proteggere i deboli dagli abusi e combattere la corruzione per garantire i diritti fondamentali dei poveri nelle aree rurali, interrompendo le barbare tradizioni come i matrimoni con i bambini. È questa la coraggiosa mission che fa del movimento rosa indiano qualcosa di rivoluzionario.

“Durante il giorno vado di casa in casa per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’educazione infatile per le ragazze. Sono una donna anziana, un membro della Gulabi Gang, le persone mi ascoltano – racconta Chandania Devi, uno dei membri più anziani – Il nostro paese è considerato “intoccabile”, nessuno viene qui a preoccuparsi di noi. Prima avevamo solo una vecchia scuola in rovina. Dopo l’iniziativa di Sampat abbiamo un insegnante e i bambini vanno a scuola. La mia famiglia è orgogliosa di me. Io sono orgogliosa del cambiamento che sto portando nel mio paese”.

Non solo parole quindi, ma anche tanto attivismo per portare una piccola indipendenza economica a queste donne. Infatti, dentro il loro progetto educativo ce n’è uno anche industriale. Piccole industrie tessili occupano un’importante ruolo economico in India.
La Gulabi Band ha iniziato una diffusione organizzata di piccole industrie tessili rurali in modo da ridurre la disoccupazione a favore della creazione di piccole aree artigianali che contribuiscono all’industrializzazione anche nelle zone più povere.

Donne che camminano, che parlano, che lavorano, che si impegnano, che combattono. E imparano a difendersi. La loro arma è il lathi, un bastone di bambù che fiere alzano al cielo. “Siamo una banda per la giustizia. Abbiamo deciso di vestirci in un unico colore, facile da identificare e allo stesso tempo difficile da confondere con altri gruppi politici o religiosi. Abbiamo optato per il rosa, il colore della vita. È buono e rende l’idea : l’amministrazione pubblica deve avere paura di noi, non ci fermeremo!”.

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Ilaria Bortot


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