L’Operazione Colonna di nuvole sta insanguinando la Striscia di Gaza. E se i bombardamenti colpiscono anche obiettivi civili ( e proprio tra i civili ci sono tantissime vittime, proprio ieri una famiglia intera è stata completamente uccisa dalle bombe), se gli ospedali della Striscia sono al collasso e se gli aiuti provenienti dalla Cisgiordania sono fermi a causa di motivi burocratici, è pur vero che – fortunatamente – esistono strutture mediche israeliane che non guardano la nazionalità dei feriti da curare e medici che sono disposti a prendersi cura anche di pazienti “nemici”. I trattamenti sanitari a cittadini residenti nella Striscia e ricoverati in ospedali israeliani sono pagati quasi interamente dall’Autorità Palestinese.
“Al Rambam Medical Center ci prendiamo cura di bambini malati e di adulti, e non guardiamo alla loro religione o alla loro provenienza“, ha dichiarato il direttore generale della struttura, il Prof. Rafael Beyar. “Al momento ne abbiamo quattro (palestinesi, ndt): una bambina nel reparto di nefrologia, due bambini in oncologia e un adulto in urologia”.
“Sono stati accompagnati dai familiari”, ha aggiunto il medico. “Può sembrare assurdo che facciamo tutto ciò mentre anche gli stessi israeliani vengono attaccati, ma non c’è altra via. Ci siamo abituati. Siamo molto distanti dalla politica“. Rafael Beyar ha poi concluso accennando al fatto che non si riportano tensioni tra i membri ebrei e arabi del proprio personale: “Siamo abituati a lavorare insieme per salvare le vite“.
O come lo Sheba Medical Center a Tel Hashomer, dove nella stessa stanza, riporta il Jerusalem Post, sono ricoverati due ragazzini: lei, una piccola palestinese a cui sono stati amputate due dita a causa delle ferite riportate in questi giorni di guerra, e lui, un ragazzino israeliano ferito dai razzi che hanno colpito Kiryat Malachi.
V.E.
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E’ possibile avere dettagli di questa notizia? Che un ospedale israeliano ospiti cittadini palestinesi è cosa che mi suona strana dato che i palestinesi non possono nemmeno avvicinarsi per sbaglio ai checkpoint israeliani. Non dico che la notizia sia falsa, dico che non mi è chiara. Forse si tratta dei cosiddetti “arabi del ’48” e dei loro figli?