di Jenny Peppucci
Mi chiamo Jenny, ho 22 anni, vivo a San Terenziano in Umbria, sono una studentessa dell’università di Perugia e ho avuto sempre il sogno di essere un’assistente sociale, per questo mi laureerò presto in Servizio Sociale. Ho sempre amato l’Africa e la sua gente, ho avuto modo di visitare l’Egitto, il Kenya e il Burkina Faso e sono rimasta colpita dalla ricchezza che moltissimi africani hanno nel cuore, tanto da farmi decidere di vivere la mia vita in Africa. Ho scelto di fare la mia tesi di laurea sulla Repubblica del Congo, in particolare sul fenomeno dei bambini stregoni.
Ho subito trovato l’aiuto di un mio grande amico, un seminarista congolese di nome Ghislain, che si trovava nel mio paesino per un’esperienza pastorale. Dalle molte conversazioni con lui ho potuto apprezzare le diverse sfaccettature del suo paese d’origine. Purtroppo, in Congo, come in altri Paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”, la situazione dei minori, degli emarginati, degli orfani e delle vedove è un campo abbandonato a sé e non fa parte delle preoccupazioni dei politici, spesso corrotti. Non è facile descrivervi la sensazione di rabbia e di impotenza che avevo, soprattutto quando Ghislain mi raccontava le storie dei “bambini stregoni“, che venivano abbandonati, cacciati da casa perché ritenuti i responsabili di qualche malanno familiare.
LA PARTENZA. Abbiamo deciso di organizzare un viaggio nella sua terra per approfondire le mie conoscenze. Il nostro scopo era anche quello di andare a trovare i bambini sfortunati e stare insieme a loro facendo un po’ di volontariato. Abbiamo organizzato un evento di raccolta fondi e indumenti che avremmo poi portato in Congo, grazie all’aiuto del gruppo giovanile della parrocchia di San Terenziano. Nel corso della preparazione dello spettacolo di beneficenza uno dei ragazzi ci ha proposto di realizzare un progetto serio e continuo. Entusiasti, tutti noi giovani abbiamo deciso di creare un’ associazione (che oggi si chiama Associazione Casa del Cuore – Amici del Congo) e abbiamo deciso di realizzare il progetto di costruire un centro di accoglienza per i bambini disagiati nel villaggio Kingoué, situato nella regione della Bouenza, nel sud del Congo.
Il 20 luglio 2012, con il ricavato della serata di beneficenza, le valigie piene di indumenti per bambini e tanta emozione nel cuore, io e altre tre ragazze siamo arrivate in Congo. Il nostro carissimo Ghislain ci aveva preceduto e ci aspettava con entusiasmo. Siamo rimaste in questa meravigliosa terra fino al 4 agosto, trascorrendo le nostre giornate con tanta voglia di fare e con un ritmo di lavoro giornaliero che non avremmo mai immaginato! E’ stata un’esperienza bellissima, indimenticabile, piena di gioia, vissuta insieme ad un popolo generoso ed accogliente, dal quale abbiamo imparato tanto.
VIVERE “DANS LA RUE”. Abbiamo dedicato la prima giornata del nostro soggiorno all’orfanotrofio “La flame de la trinité” di Brazzaville, fondato e gestito da Marie Lourdes, una donna che ha scelto di vivere la vita evangelica con questi bambini che la chiamano tutti “mama”. Intervistiamo la signora sul fenomeno della stregoneria, visitiamo la casa, giochiamo con i bambini, doniamo i vestiti e un po’ di soldi. I bambini ci salutano recitando delle poesie bellissime. Il forte calore umano ricevuto da questi bimbi non è stato altro che un’introduzione alla nostra magnifica esperienza di volontariato. E questo si conferma, poi, nella visita all’Espace Jarrot, un centro di accoglienza per bambini e ragazzi costretti a vivere nella strada. Troviamo una trentina di ragazzi, apparentemente violenti.
La situazione non sembrava semplice. Conversiamo con il responsabile che ci spiega come funziona il centro e ci parla dei molteplici problemi che incontra ogni giorno, parliamo con alcuni ragazzi che ci raccontano le loro terribili storie familiari. Ci spiegano perché sono stati abbandonati e costretti a vivere “dans la rue”, il fattore comune è l’estrema povertà, ci esprimono la loro rassegnazione a tali sfortune, ma subito dopo riacquistano il sorriso, infatti, cantano e ballano con noi in un’atmosfera magica. Li salutiamo lasciando loro dei vestiti e dei soldi. Non è facile descrivervi in poche righe tutte le emozioni che abbiamo provato in Congo. Abbiamo, poi, visitato “Le centre Bethanie” e “l’Orphelinat immaculee conception”. Il primo è un grande orfanotrofio fondato da una suora oblata sostenuta dalla Chiesa cattolica di Brazzaville. Questo centro accoglie i bambini da zero a 20 anni. Lì, abbiamo trovato più di cinquanta bambini, moltissimi dei quali erano neonati, che erano stati abbandonati, alcuni di loro sono stati addirittura trovati nella foresta.
Ci siamo commosse molto, i bambini erano così piccoli e dolci che non riuscivamo ad andarcene. Anche in questo centro ci siamo date da fare, abbiamo alla fine donato i vestiti e un po’ di soldi. La suora ci ringrazia dicendo così: “Sono le persone che mandano i soldi per aiutare i bambini i veri lavoratori, non io, perché senza soldi io non potrei fare niente con tutti questi figli”. Il secondo centro, chiamato “Immaculée conception”, è l’orfanotrofio più povero che abbiamo visitato, poiché non è aiutato da nessuna organizzazione.
E’ stato fondato da una coppia che ha accolto una trentina di ragazzi nella propria casa. Troviamo i bambini un po’ deboli, perché non riescono a mangiare regolarmente a causa della mancanza di denaro. Sono però allegri e curiosi, sempre pronti a giocare con noi a “ruba bandiera”. Il responsabile, un ex frate minore di nome Adrien, essendo un pittore, insegna l’arte ai bambini e con la vendita di alcuni quadri cercano di sopravvivere. I bambini ci salutano con uno spettacolo di danza e canti e ci regalano un dipinto realizzato da una piccola orfana, tutto questo ci commuove infinitamente.
SIAMO LE LORO ‘YAYA’. Decidiamo poi di visitare il villaggio rurale di Kingoué, luogo da noi scelto per realizzare il nostro progetto. Dopo aver fatto un viaggio estremamente stancante di 12 ore in un camion, arriviamo lì, dove gli abitanti sono da subito incredibilmente ospitali con noi, tutti vogliono offrirci qualcosa per farci sentire “come a casa”. Visitiamo l’ospedale, che troviamo in condizioni precarie, distribuiamo vestiti ai bambini poveri e orfani del villaggio. I bambini sono da subito incuriositi dalle “ragazze bianche”, ci fanno vedere come disegnano e come si prendono cura dei fratellini più piccoli. Un bambino di soli tre anni, di nome Louange, con una storia familiare incredibilmente triste alle spalle, ci dice che siamo le sue “yaya”, le sue sorelle maggiori; non dimenticheremo mai i suoi occhi pieni d’amore. Parliamo poi con i capi villaggi e con le autorità amministrative del nostro progetto nel loro villaggio. L’accordo è fissato, la nostra proposta è accolta dalla popolazione che ci dice di essere le “benvenute” tra di loro. Gli occhi sinceri e dolci delle donne che ci hanno stretto la mano, la gentilezza degli uomini che cercavano di rendere il più confortevole possibile il nostro soggiorno, la tenerezza e la bontà d’animo dei bambini che giocavano con noi e ci abbracciavano dopo aver vinto la timidezza, resteranno per sempre nei nostri cuori. Ci auguriamo di poter presto tornare in questo meraviglioso villaggio, che consideriamo la nostra seconda famiglia. E’ stato un viaggio che ci ha insegnato ad apprezzare la vita e, soprattutto, a condividere ciò che abbiamo.
Per quanto riguarda la nostra associazione, ora siamo nella fase di raccolta fondi per realizzare il progetto di costruzione di un centro di accoglienza per bambini disagiati nel villaggio Kingoué. Abbiamo deciso di organizzare ogni anno le missioni estive in Congo. Se siete interessati a collaborare con noi o a darci una mano noi siamo lieti di accogliervi. Potete farlo tramite queste modalità di contatto:
Associazione casa del cuore – Amici del Congo. Piazza Umberto I, 06035 Grutti (PG)
Mail: rgmgs.terenziano@yahoo.com. Tel : 366 2699840 (Ghislain) 333 1649661 (Jenny). Facebook: Amici del Congo.
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