Di Stefano Zambon
Kery James è lo pseudonimo di Alix Mathurin, rapper francese 34enne immigrato in Francia, in un dipartimento dell”Île-de-France, all’età di 7 anni dalla Guadalupa. Già a 11 anni viene notato da uno dei più importanti rapper della storia francese: Mc Solaar. Da quel momento la sua vita è stata sempre dedicata al genere musicale di cui è oggi uno dei più importanti esponenti a livello nazionale ed internazionale, ovvero l’hip hop.
Una vita segnata anche dalla conversione all’islam dopo l’assassinio di Las Montana, suo caro amico d’infanzia; da una condanna a 10 mesi di carcere dopo un’aggressione e da un grande impegno in favore della popolazione di Haiti colpita dallo terremoto del 2010.
Il suo preciso genere musicale è quello che viene chiamato conscious rap: una musica che, allontanandosi dai quelli che sono i temi del rap più affermato, si caratterizza per una maggiore attenzione sui temi sociali e politici. La musica di Kery James in particolare racconta la realtà delle diverse situazioni sociali che ha attraversato durante la sua vita da immigrato in Francia.
Dopo il suo ritiro, annunciato nel giugno 2009, si pensava che l’artista non si sarebbe più presentato sulla scena rap d’oltralpe. Ma il 27 febbraio 2012, il conduttore radiofonico Fred Musa annuncia attraverso il suo programma radiofonico Planète Rap e grazie a un tweet, il ritorno di Kery James.
Un ritorno sicuramente col botto: il titolo della canzone è “Lettre à la république” un atto di accusa contro la società francese contemporanea, considerata come lui stesso dice all’inizio del testo, di “razzisti e tolleranti ipocriti”. Il tappeto musicale (ovvero il beat) è rappresentato inizialmente da un pianoforte che va via via arrichendosi con gli elementi tipici della musica rap: le batterie e un coro che fomenta l’aria inquieta e tenebrosa che aleggia non solo nella base musicale, ma anche nel testo.
Le parole sono forti quanto aggressive, quasi gridate in faccia per far aprire gli occhi all’opinione pubblica d’oltralpe.
Sotto il testo tradotto in italiano di “Lettre à la république”.
Lettera alla Repubblica,
a tutti questi razzisti, alla tolleranza ipocrita,
che hanno costruito la loro nazione sul sangue
ora si erigono a dare lezioni.
Saccheggiatori di ricchezza, assassini di Africani
colonizzatori, torturatori di Algerini.
Questo passato coloniale è il vostro
ed ora dovete annusare
l’odore di sangue che vi segue, sebbene vi profumate.
Noi, gli arabi e i neri, non siamo qui per caso,
Tutto arriva quando parte
Volevate l’immigrazione,
grazie a lei siete ingrassati fino all’indigestione
Credo che la Francia non abbia mai fatto la carità
gli immigrati non sono altro che manodopera a basso costo
Tenete per voi le vostre illusioni repubblicane
della dolce Francia calpestata dall’immigrazione africana
Chiedete ai tirailleurs senegalesi e agli Harkis
chi ha approfittato di chi?
La Repubblica non è innocente solo nei vostri sogni
e non avete le mani bianche se non nelle vostre menzogne
Noi, gli arabi e i neri, non siamo qui per caso,
Tutto arriva quando parte
Ma pensateci, voi che ne avete tempo,
ai neri che lottavano e sarebbero diventati bianchi?
Ma la natura umana ha spazzato via i vostri progetti
Non ci si integra con il rifiuto
Non ci si integra nei ghetti francesi
Tra immigrati dobbiamo essere censiti
Come puntare il dito sulle comunità riempite,
che voi avete inaugurato, dalla bidonville di Nanterre?
Piromani e pompiere, la vostra memoria è selettiva
Non siete venuti in pace, la vostra storia è aggressiva
Qui, è meglio di li sotto, lo sappiamo
perché per voi decolonizzare è destabilizzare
E più osservo la storia, meno mi sento debitore
So cosa vuol dire essere neri, dal tempo delle cartelle
Sebbene io non sia ingrato, non ho voglia di dirvi Grazie
Perché in fondo ciò che ho, me lo sono conquistato
sono cresciuto ad Orly, nelle favelas di Francia
Sono fiorito nella boscaglia, e sono in guerra dalla mia infanzia
Narco-traffico, rapine, violenza, criminalità
come hanno fatto i miei fratelli, e sono peggio di Clearstream?
Chi ci può dare lezioni, voi?
Sfruttatori del bene sociale, malversatori!
Dei veri teppisti in giacca e cravatta,
É perché i francesi hanno i dirigenti che meritano
al centro di dibattiti, di dibattiti senza cuore
Sempre uguali, nella vostra Francia dei rancori
in piena crisi economica, le loro accuse vanno
in direzione dei musulmani contro cui mandate i vostri poliziotti
Non ho paura di scriverlo: la Francia è islamofoba
Inoltre, nessuno si nasconde nella Francia degli xenofobi
Ci trattate come meno di niente, sui vostri canali pubblici
e vi aspettate da noi che scrivessimo: “Viva la Repubblica”?
Il rispetto è violato nella terra che dite dei diritti dell’uomo
difficile sentirsi francesi sotto la Sindrome di Stoccolma
Perché io sono nero, musulmano, abitante dei Banlieu e fiero di esserlo
quando mi vedi, metti la faccia su ciò che l’altra Francia detesta
sono gli stessi ipocriti che ci parlano di diversità
chi esprimendo il razzismo, si è coperto di laicismo
Sognatore di un unico francese, con un’unica identità
che sta lottando anche lui contro le minoranze
in faccia agli stessi elettori, gli stessi poveri si agitano
comunità che si oppongono per nascondere la loro insicurezza
Che nessuno si stupisce se domani finisse per esplodere
come amare un paese che si rifiuta di rispettarci?
Lontano da essere un artista trasparente, scrivo questo testo come uno specchio
in cui la Francia possa specchiarsi per guardarsi
e vedrà scomparire l’illusione che si era fatta di sé.
Non sono in mancanza di affetto,
perché ho capito che non devo attendere più d’essere amato.
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