La rivoluzione può iniziare sul sellino di una bici? Per la giovane regista Haifaa al Massour sembra proprio di sì. Dopo la presentazione – rispettivamente al festival di Torino e di Venezia – “La bicicletta verde” (titolo originale “Wadjda”) uscirà nelle sale italiane il prossimo 6 dicembre, patrocinato da Amnesty International. Haifaa al-Mansour, prima donna saudita che realizza e gira un film nel Arabia Saudita, racconta del sogno impossibile di una bambina, che voleva semplicemente un bicicletta verde per gareggiare con un suo amico. Una realtà proibita per una ragazzina di quel paese, perché ne metterebbe a rischio la sua virtù. “Il Paese sta cambiando lentamente”, afferma la regista all’Ansa. “Ma non si può dire che le donne devono guidare perché questo non può che creare fronti contrapposti”.
È una lenta rivoluzione culturale quella che sta avvenendo anche grazie al film. Infatti, nonostante le difficoltà iniziali nel reperire i finanziamenti per la produzione del film e per girarlo nelle strade saudite. “In questo film sono le donne che rivoluzionano le cose” – spiega la regista alla Repubblica- “a qualunque età. Ma il cambiamento in Arabia Saudita viene proprio dalle donne, che sentono una pressione sociale fortissima. Anche girare il film è stato difficilissimo, in un Paese in cui le donne sono segregate, non possono uscire in strada, lavorare con uomini e tanto meno dare loro indicazioni su cosa fare e come farlo. Per girare in esterni ho dovuto nascondermi in un pulmino e da lì dare indicazioni agli attori. Ma queste difficoltà ci hanno unito, ci sentivamo in battaglia”.
“La bicicletta verde” non è solo un film, rappresenta un vero inno alla libertà, per tutte quelle libertà ancora negate.
Annarita Tucci
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