Sono oltre 200 gli elaborati inviati da studenti, giovani scrittori per partecipare alla sesta edizione del concorso letterario promosso dalla Fondazione Astalli “La scrittura non va in esilio” dedicato ai temi del diritto di asilo, dell’immigrazione, del dialogo interreligioso e della società interculturale. Il concorso rappresenta, come ha spiegato il direttore della Fondazione Centro Astalli, padre Giovanni La Manna, un’occasione per “mettere in campo intelligenza e fantasia, per aiutarci a vivere in un’Italia degna, che rispetta la dignità e i diritti delle persone”.
Primo classificato il racconto di Alba Bisante, studentessa del liceo classico Terenzio Mamiani di Roma, intitolato “Il gelato” che narra le vicende della famiglia di un bimbo sudanese, Emmanuel, separata dalla guerra. Secondo classificato “Punti di vista” di Alja Zoe Freier dell’Istituto Santa Giuliana Falconieri di Roma e “Il coraggio oltre il destino” di Lucrezia Marcantonini, del Liceo scientifico statale Giovanni Keplero di Roma.
I dieci racconti giudicati vincitori da una giuria di scrittori, giornalisti, rifugiati, insegnanti e operatori umanitari, dotati di grande “capacità di immedesimarsi dopo aver ascoltato i testimoni che hanno incontrato nelle scuole – ha affermato padre La Manna – e attraverso l’immedesimazione riuscire a comprendere le difficoltà concrete e quotidiane che queste persone vivono nei loro paesi durante la fuga e all’arrivo in Italia”, sono stati premiati venerdì durante una cerimonia presso l’Auditorium Massimo all’Eur di Roma alla presenza di circa 700 studenti delle scuole superiori di varie città italiane, della scrittice Melania Mazzucco, del regista Matteo Garrone e di Ascanio Celestini.
“In questi anni in Italia – ha commentato Laura Boldrini, portavoce dell’UHCR, che ha premiato i racconti vincitori – abbiamo visto una situazione che non è stata sempre delle più edificanti. Speriamo che questa parentesi sia chiusa. C’è da augurarsi che l’Italia si renda conto che il tempo non si può fermare. La globalizzazione ci dice che ci piaccia o no, che dovremo imparare ad abitare insieme. I migranti e i rifugiati sono l’espressione più alta della globalizzazione. Sono loro i veri attori della nostra contemporaneità, non noi che abitiamo sempre nello stesso posto. Loro sono l’espressione dei nostri tempi, persone che ci possono arricchire e noi possiamo arricchire loro ed è anche questo il senso di questo concorso”.
Valentina Ersilia Matrascìa
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