Roma. Qualcosa in Libia è cambiato. Sette imprenditrici libiche in visita nella capitale per un corso di formazione raccontano il loro Paese: “Ora in Libia le donne hanno una voce. Prima, durante il regime di Gheddafi, non c’era posto per noi. Siamo agli inizi, c’è ancora molto da migliorare, ma noi donne siamo il potere”. Da qualche tempo sulla Libia si sono spenti i riflettori, che troppo spesso si sono accesi solo per parlare di eventi negativi, come, ad esempio, l’assassinio dell’ambasciatore americano Christopher Stevens.
Tra gli eventi negativi, però, per una volta si può raccontare una storia bella, toccante, che dimostra il vero valore di un Paese assediato da guerre, ma che a detta delle stesse imprenditrici “è più sicuro di quanto appaia all’estero, con una dirigenza politica che cerca di fare il proprio meglio ed è libera dal controllo del regime”.
Continuano a raccontarsi le imprenditrici sulle pagine di Repubblica: “Noi donne libiche vogliamo arrivare dove sono arrivate le donne italiane e fare altrettanto”, ha sottolineato Raja Nagiat Rayes, stilista che ha da poco aperto un’accademia di moda italo-libica a Tripoli. “Ma la nostra vita quotidiana ora è normale. C’é una percezione sbagliata nei media esteri di ciò che accade nel Paese”, ha spiegato Maram Elgeblawi, giovane presidente di una compagnia di tecnologia informatica. Anche perché, le ha fatto eco Alaa Murabit, presidente dell’Ong The Voice of the Libyan Women , “l’obiettivo del popolo libico è unico: in qualunque città vai, tutti vogliono una grande economia, un sistema democratico trasparente e la possibilità di dare una prospettiva alla propria vita”.
La delegazione, in visita in Italia grazie all’associazione “Pari o Dispare 2” e con il supporto del ministero degli Esteri e dell’Eni, ha incontrato in Senato esponenti della politica, dei media e della società italiana. Finalmente una bella storia, una storia di donne volenterose, di donne che tra mille difficoltà ce l’hanno fatta e che orgogliosamente possono far conoscere all’estero la bella faccia della Libia.
Luca La Gamma
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