di Teodora Malavenda
Marta Primavera nasce nel 1979 ad Arezzo. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali, frequenta la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Nel 2010 è vincitrice del concorso fotografico “Cucù Teté!” sostenuto da Film Commission Campania, Unicef ed Unesco. Nel 2009 è stata selezionata per la “Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo”e da Filippo Maggia per “Piattaforma 09”. Ha collaborato a numerosi progetti collettivi, tra cui “Vietato!” di Giovanna Calvenzi e Renata Ferri e “Progetto Santo Spirito”, curato da Oliviero Toscani. Ha esposto in numerosi luoghi tra cui Art Funk di Manchester, la National Gallery of Macedonia di Skopje, la galleria Ex Ospedale S. Agostino di Modena, Palazzo Medici Riccardi di Firenze. Nel 2011 con “Saluti e baci” ha vinto il Premio Labò.
Raccontaci i primi passi fotografici.
Ho incominciato a fare foto verso i dieci anni quando mio zio mi regalò per la comunione una reflex. Negli anni la passione è stata sempre più forte e così finita l’Università, dove peraltro ho approfondito l’aspetto storico della fotografia, ho deciso di iscrivermi al corso triennale della Fondazione Marangoni. Da lì in poi, tante sfide.
Dove ti trovi adesso?
Sono a Londra e ci sono arrivata grazie ad una borsa di studio della regione toscana. Il bando si chiamava Ardente e dava la possibilità a giovani creativi di sviluppare, con il supporto di un tutor, un progetto all’estero. Il mio “maestro” è stato Mimì Mollica e il progetto a cui ho lavorato è East Refurbishment.
Di cosa si tratta?
Il progetto verte sulle Olimpiadi 2012 e indaga le trasformazioni culturali, urbanistiche e sociali avvenute nel corso degli anni nell’east london, la parte coinvolta dalla manifestazione. Tramite ricerche d’archivio ho visionato decine di acquerelli soffermandomi sui luoghi ritratti che in un secondo momento ho visitato per rilevare fotograficamente i cambiamenti avvenuti in loco. Infine ho ritratto me stessa mentre gioco e con l’aiuto di Photoshop ho sovrapposto le nuove immagini alle vecchie. Il risultato è dato da immagini realizzate grazie alla tecnica del fotomontaggio.
Nella fotogallery (sopra) vediamo anche delle immagini tratte da Saluti e baci e Figurine. Ce ne vuoi parlare?
Saluti e baci consiste in una serie di fotografie di dipinti provenienti dalla pinacoteca comunale di Città di Castello in cui ho inserito i miei autoritratti. Giocando sul concetto di illusione e prendendomi un po’ in giro, ho cercato di rendere quegli affreschi contemporanei e di affrontare il tema del legame tra antico e nuovo. La storia dell’arte è parte integrante del DNA di ogni italiano. La bellezza dell’antichità è un bene prezioso che dà un valore aggiunto al nostro Paese. Attraverso questo progetto cerco di rispondere ad un quesito che molti ragazzi si pongono. Può il nostro passato potente e maestoso, ispirare dal punto di vista artistico, la creatività delle giovani generazioni?
Figurine invece è un lavoro ispirato alla mia infanzia e ai personaggi della generazione a cavallo tra ‘80 e ’90, di cui anche io faccio parte. Una serie di autoritratti in cui impersono protagonisti di cartoni animati, telefilm o del mondo della magia. Personaggi irraggiungibili ma che sono diventati icone per milioni di ragazzi. Da qui il sottotitolo “Tutto ciò che ho sempre desiderato essere e non ho mai osato sperare”. Il mio sogno è che la Panini un giorno abbia voglia di fare del progetto figurine da collezionare.
I nomi di quali fotografi.
Josef Koudelka, William Eggleston, Paolo Ventura, Margaret Cameron, Joan Fontcuberta.
Progetti futuri?
Oltre a contattare gallerie londinesi per realizzare mostre, sto lavorando ad una serie di ritratti in cui racconto uomini e donne accomunati dalla passione per lo stile leopardato (abbigliamento, accessori…). Invece in futuro mi piacerebbe documentare i giochi di varie nazionalità. Giochi di gruppo, come la tombola!
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