L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato martedì, per il 21esimo anno di fila, contro l’embargo a Cuba. Il risultato della votazione? Ben 188 stati hanno condannato il blocco economico, le Isole Marshall e la Micronesia si sono astenuti e si sono opposti, invece, soltanto Israele, Stati Uniti e Palau. Il ministro degli Affari Esteri cubano, Bruno Rodriguez, aveva dichiarato appena prima del voto che l’embargo che isola Cuba dagli anni ’60 è “inumano, fallimentare e anacronistico”.
“Mantenere attiva questa politica non è neanche nell’interesse degli Stati Uniti. Al contrario, danneggia gli interessi delle sue aziende e dei suoi cittadini che – specialmente in tempi di crisi economica e di alta disoccupazione – stando alle statistiche, chiedono cambiamenti anche in questo”, ha dichiarato Rodriguez. “Come si possono coniugare i diritti costituzionali e civili che garantiscono la libertà dei cittadini americani – anche nel viaggio – con il divieto di visitare la nostra Isola? Possono visitare qualsiasi altro posto sul pianeta, compresi i teatri di guerra”.
Il ministro dell’Avana ha poi ricordato che, nonostante le promesse di Obama dopo la sua elezione nel 2008, l’embargo è stato appena scalfito. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere, dal canto loro, che solo dopo alcune riforme politiche ed economiche di Cuba si potrà pensare di rivedere il blocco economico, definendo quest’ultimo (attraverso le parole di Ronald D. Godard, senior U.S. adviser for western hemisphere affairs) “uno degli strumenti che abbiamo per incoraggiare il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali, per cui le stesse Nazioni Unite sono impegnate”.
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