La grave crisi in atto nel settore della stampa e che coinvolge ormai tutto il mondo, ha determinato il licenziamento di ben 129 giornalisti del quotidiano spagnolo El Pais.
Gli interessati dal grave provvedimento sono stati avvisati tramite email sabato scorso.
El Pais è il più importante giornale iberico e, fino a 2 giorni fa, si avvaleva della collaborazione di 440 giornalisti. Oltre ai 129 licenziati, il ridimensionamento prevede 20 prepensionamenti – per chi ha superato i 59 anni con il divieto di pubblicare per altre testate – e una diminuzione dello stipendio generale in percentuali variabili che vanno dal 15 al 35%.
La proprietà ha risposto alle dure critiche dei suoi giornalisti con un comunicato sul sito del giornale, pubblicato, senza firma, domenica mattina.
Nell’editoriale rivolto ai lettori il quotidiano spagnolo ha spiegato il “doloroso ridimensionamento del suo organico” con “la crisi e le radicali trasformazioni del settore” dovute all’adozione delle nuove tecnologie, respingendo inoltre l’accusa di un possibile rischio per l’indipendenza del giornale, storicamente vicino al partito socialista.
Il presidente Juan Luis Cebrián, cofondatore e primo storico direttore de El País, si è espresso nel merito definendo la decisione una “misura imprescindibile” per uscire dalla crisi nella quale versa l’editoria spagnola e aggiungendo che il “processo doloroso” è l’unico modo per poter superare il difficile momento e che “non possiamo continuare a vivere così bene”. Senza aggiungere però che il suo stipendio annuo ammonta a 13,6 milioni di euro.
Il debito del Gruppo Editoriale Prisa, di cui El Pais fa parte, ammonta ad oltre 4 miliardi di euro.
I provvedimenti riguardano soprattutto le delegazioni dell’Andalusia, dove sono state licenziate 13 persone, Valencia (12) Galizia (8) e dei Paesi Baschi, staff “che è stato praticamente smantellato”, come dichiarato dai lavoratori stessi attraverso un blog, sabato pomeriggio.
Ancora non è stata stabilita la decorrenza dei provvedimenti. Tra i giornalisti licenziati, alcuni dei quali con 20 anni di servizio presso il giornale, ci sono: Ramon Lobo, Javier Valenzuela, Miguel A. Villena, Yoldi José Manuel Cuellar, Antonio Fraguas, Carcar Santiago, Julio M. Lazzaro e Lucio Lourdes. I giornalisti avevano attuato varie forme di protesta come il ritiro della firma dai propri articoli ed alcune giornate di sciopero.
Uno dei giornalisti di El Pais, intervistato da Valigia Blu, si è dichiarato scettico sui metodi attuati dalla proprietà per risanare il giornale, anche dal punto di vista della qualità dell’informazione: ”Un modello impostato sul precariato della professione comporta un’inevitabile banalizzazione dei contenuti“.
Poco chiare risultano soprattutto le politiche retributive: “Non è possibile che la cupola del giornale guadagni questi stipendi astronomici”. D’altro canto stagisti e collaboratori, sperano che questa possa essere la giusta occasione per una “redistribuzione dei diritti lavorativi”.
Malgrado tutto, i giornalisti raggiunti dal provvedimento di licenziamento non hanno intenzione di arrendersi. “Non finisce qui» hanno dichiarato, annunciando nuove forme di protesta.
Paola Totaro
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