I 700 detenuti curdi in sciopero della fame da 68 giorni hanno annunciato la fine della loro protesta. La decisione è giunta dopo l’appello del leader del Pkk, Abdullah Ocalan. Lo rende noto dal carcere, Deniz Kaya, un rappresentante dei prigionieri, con un comunicato all’agenzia pro-curda Firatnews: ”Prendiamo in considerazione l’appello di Abdullah Ocalan e mettiamo fine alla nostra azione a partire dal 18 novembre”.
I detenuti avevano intrapreso la forma di lotta per ottenere la fine del regime di isolamento per Ocalan ed alcune concessioni a favore della minoranza curda in Turchia. Richieste accolte solo in parte, come il diritto all’uso della lingua curda nei tribunali per il quale è stata presentata martedì una proposta di legge dalla maggioranza di governo che sostiene il premier Recep Erdogan.
Nonostante la parziale risposta del governo, il dirigente storico del Partito dei lavoratori curdi – che si trova rinchiuso su un’isola nel mar di Marmara, a sud di Israele – ha voluto inviare un comunicato ai sostenitori (attraverso il fratello Mehmet che l’ha incontrato due giorni fa): “’Il movimento degli scioperi della fame è molto significativo. Tale azione ha raggiunto il suo obiettivo. Voglio che interrompano le loro azioni immediatamente e senza esitazioni”.
Il leader ha voluto così evitare che la forma di protesta portasse alla morte di alcuni detenuti. Da indiscrezioni trapelate, sembra che Ocalan abbia negoziato negli ultimi due mesi un accordo con i servizi di sicurezza turchi per una serie di concessioni ai curdi.
Paola Totaro
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