Per rispondere al crescente fenomeno delle auto immolazioni, nella remota prefettura di Huangnan in Tibet, il governo ha confiscato televisori da 300 monasteri e smantellato apparecchiature di trasmissione satellitare che mandavano in onda programmi “anti-cinesi”.
“In questo momento critico per il mantenimento della stabilità sociale dobbiamo rafforzare le misure e combattere con forza la battaglia contro le auto immolazioni”, questo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale del Qinghai.
Sono 81 i tibetani che quest’anno si sono dati fuoco per protestare contro il dominio cinese.
All’appello internazionale in cui si chiede di porre fine alle politiche repressive e di negoziare con il premio Nobel tibetano, Pechino continua a rispondere con il pugno di ferro sostenendo che la remota regione ha sofferto di una povertà estrema e di una stagnazione economica fino al 1950, quando le truppe comuniste l’hanno “pacificamente liberata”.
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