La strage nella scuola del Connecticut, in cui sono morte 27 persone (di queste ben 20 erano bambini), ha acceso la polemica – che risorge dopo ogni strage per poi affievolirsi dopo pochi giorni – riguardo la diffusione delle armi negli Stati Uniti. Il regista Michael Moore, che sul tema ha girato “Bowling for Columbine“, ha dichiarato che “il modo per onorare questi bambini morti è chiedere un rigido controllo delle armi” (leggi qui l’intera dichiarazione); le lobby delle armi non la vedono allo stesso modo.
Benché la National Rifle Association (NRA) – il più conosciuto (e potente) gruppo di pressione che promuove l’uso e la detenzione di armi da fuoco – non abbia proferito parola a seguito del massacro di ieri, altri lobbysti hanno approfittato della – ben comprensibile – onda emotiva che sta investendo il Paese per promuovere la propria propaganda. Larry Pratt, della Gun owners of America, è arrivato al punto di dire che “chi sostiene il controllo delle armi ha il sangue dei piccoli bambini sulle proprie mani“, dato che – nella scuola dove la strage è avvenuta – “leggi federali e di stato” hanno imposto il “divieto, per insegnanti, amministratori e adulti in generale, di portare armi“.
Leggermente più cauto Bob Irwin de The gun store, secondo il quale “se il Connecticut non avesse avuto le leggi sulle armi a scuola” e “se al preside, alla sicurezza e ai maestri fosse stato permesso avere armi da fuoco, forse, e dico forse, la cosa avrebbe potuto avere esiti diversi“. Un “forse” che non rende meno tremenda l’idea di armare un intero popolo e di crescerlo nella violenza. D’altronde, dimenticano i lobbysti, le armi utilizzate dal killer erano registrate a nome della madre. E quindi – e non uso nessun “forse” – se queste stesse armi non ci fossero state la cosa avrebbe avuto certamente esiti diversi.
Non si esauriscono qui le frasi pronunciate dagli amanti del grilletto a seguito della strage. Steve Dulan, della Michigan coalition of responsible gun owners, ha sostenuto che siccome “coloro che hanno la licenza sono persone responsabili” ne consegue che “non dovrebbe essere loro impedito di portare le proprie armi a scuola o in altri posti”. Bisognerebbe dire a Steve che lasciarle incustodite e alla mercé di tutti non è una gran dimostrazione di responsabilità.
Dal 1982 gli Stati Uniti hanno subito più di 60 omicidi di massa in oltre 30 Stati; in circa 50 casi – riporta uno studio pubblicato dal magazine statunitense Mother Jones – “gli assassini avevano ottenuto in maniera del tutto legale le proprie armi“. Lo studio fa inoltre notare che civili armati hanno meno probabilità di centrare il bersaglio rispetto ai poliziotti, soprattutto in circostanze delicate e dalla forte tensione, il che li rende più propensi a commettere errori irreparabili.
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