L’Afghanistan è considerato uno dei paesi peggiori per i giornalisti nel mondo. Da quando il regime dei talebani è collassato, circa 25 giornalisti sono stati uccisi e decine feriti. I giornalisti dicono che solo nel 2012, ci sono stati 77 casi di violenza contro giornalisti: 48 casi sono stati commessi da ufficiali del governo, 8 casi sono stati commessi dai talebani e 4 casi dalle truppe straniere.
di Nasim Fekrat – traduzione di Basir Ahang
Gli scrittori e i giornalisti fronteggiano in Afghanistan una situazione sempre peggiore. Alcuni temono che i successi ottenuti nel campo della libertà di parola scompariranno con l’uscita delle forze straniere dal Paese.
CONDANNATO A MORTE PER UN LIBRO. Lo scrittore dell’Afghanistan Taqi Bakhtiari è stato “condannato a morte”, dopo la pubblicazione del suo libro Gumnami (che significa “anonimato”), da fondamentalisti religiosi. Questi ultimi, legati alla scuola Qom in Iran, si riferiscono a Bakhtiari come al “piccolo Salman Rushdie.” La notizia è stata riportata dal sito Deutsche Welle Farsi ed è presto diventato virale sui social network, soprattutto su Facebook. Più tardi la BBC Persian ha pubblicato un rapporto dettagliato sulla questione.
UNO STUPRO DA NON RACCONTARE. Gumnami parla di Mirjan, un giovane sciita Hazara, che viaggia verso l’Iran per studiare in una madrasa. Dopo essere stato accettato in una madrasa religiosa di Isfahan, Mirjan viene stuprato dal suo insegnante iraniano, un Ayatollah. Di fronte agli abusi e ai maltrattamenti dell’Ayatollah iraniano, il sogno del ragazzo di intraprendere un percorso religioso finisce in frantumi. Mirjian inizia a leggere libri non religiosi e più tardi ritorna in Afghanistan. Qui l’esperienza pregressa del ragazzo lo porta ad essere costantemente depresso e disilluso. Anche se Mirjan è cresciuto come un ragazzo religioso guidato da tradizioni tribali, Mirjian in seguito alla violenza cambia e finisce per diventare ateo.
Bakhtiari, lo scrittore del libro, ha riferito alla BBC che la storia è basata su eventi reali. La critica di figure religiose, specialmente degli Ayatollah, che sono alte autorità nella giurisprudenza islamica sciita, è inusuale tra la minoranza sciita dell’Afghanistan. Secondo la BBC e Deutsche Welle, lo scrittore si trova attualmente in una località nascosta, dopo aver ricevuo minacce di morte da parte di numerosi seguaci del religioso locale, Sayyid Mohsen Hujjat, il quale ha trascorso molti anni a Qom. Hujjat ha dichiarato il libro “blasfemo” e ha chiesto che lo scrittore venga punito.
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Credo che la presenza delle forze americane e delle truppe internazionali in Afghanistan abbia aiutato la libertà di parola a rifiorire. La libertà di stampa e la relativa libertà di parola sono state spesso considerate come uno dei più risultati più importanti ottenuti dal governo dell’Afghanistan negli ultimi dieci anni. La libertà di parola e dei media è garantita dall’attuale costituzione, ma la legge religiosa e le tradizionali voci conservative hanno sempre prevalso su queste conquiste.
LIBERTA’ DI STAMPA. L’Afghanistan è considerato uno dei paesi peggiori per i giornalisti nel mondo. Da quando il regime dei talebani è collassato, circa 25 giornalisti sono stati uccisi e decine feriti. I giornalisti dicono che solo nel 2012, ci sono stati 77 casi di violenza contro giornalisti: 48 casi sono stati commessi da ufficiali del governo, 8 casi sono stati commessi dai talebani e 4 casi dalle truppe straniere.
Le forze americane lasceranno l’Afghanistan alla fine del 2014; i gruppi fondamentalisti religiosi hanno già iniziato ad influenzare l’opinione pubblica. Anche uno dei più importanti media dell’Afghanistan, “Nai”, ha recentemente espresso la propria preoccupazione circa il ritiro completo delle forze americane dal Paese.
Nasim Fekrat (نسیم فکرت) è un noto fotoreporter afgano. Per due volte ha ottenuto riconoscimenti per il suo impegno per la libertà di espressione; nel 2005 da Reporters Sans Frontieres e nel 2008 da Information Safety and Freedom. Responsabile dell’Associazione dei blogger afgani (AABW), Nasim ha spesso scritto su BBC Persian, Foreign Policy Magazine e CNN e ha curato pubblicazioni per le Nazioni Unite.
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