Edison come Bavčar: fotografie che nascono dal buio

Fotografare, ai tempi in cui il digitale non aveva ancora preso piede, era “imprimere” un’immagine su una pellicola. Un gioco di luci che riusciva a riportare una figura su una lastra. Una specie di magia che ha sempre affascinato l’animo umano e che ora, grazie alle nuove tecnologie, diventa ogni giorno sempre più un modo per esprimere quello che si vede. O che non si vede.

Tommy Edison, conosciuto su Instagram come Blindfilmcritic, è un fotografo dilettante con oltre 14k di followers. Tommy fotografa la realtà che lo circonda, strade, negozi, piscine, panorami, oggetti, persone. La sua quotidianità. Cosa rende il lavoro di questo fotografo così particolare e così apprezzato? Semplicemente il fatto che Tommy Edison è cieco dalla nascita. Non vede nulla. Non sa cosa fotografa, non in senso letterale, per lo meno.

“E’ divertente per me – ha dichiarato in una sua recente intervista all’Huffington Post – perchè non capisco le immagini. Voglio dire… non so cos’è il colore, o la luce del sole. Né tantomeno come la luce si rifletta sulle cose. Mi sto solo divertendo”.

Ad aiutarlo nell’uso di Instagram sono le varie impostazioni del suo iPhone ideate per aiutare le persone con questo tipo di problema. Grazie a queste infatti, può selezionare i filtri, scrivere le didascalie e leggere i commenti. Molto spesso, ad attirare la sua attenzione e a fargli scattare una foto è un suono, una luce particolare che riesce a intravedere, una sensazione. Tommy si gira e scatta. E posta. Grazie ai commenti dei suoi followers, riesce ad avere una reale percezione di quello che il suo obiettivo ha ripreso. Lui fotografa la sua realtà, gli altri gliela raccontano. Uno scambio eccezionale.

Se la carriera di Tommy come fotografo è all’inizio e affidata ad un social network, ben diversa è quella di Evgen Bavčar. Nato in Slovenia nel 1946, vince una borsa di studio che lo porta a studiare alla Sorbona, dove si specializza in Estetica. A causa di un doppio incidente perde la vista ma si innamora della fotografia. Con la macchina fotografica sempre in mano, inizia a impressionare il suo mondo, prima di perderlo del tutto.

“Un giorno, un ramo danneggiò il mio occhio sinistro. Poco dopo una mina abbandonata danneggiò quello destro. Non sono diventato cieco subito ma a poco a poco, è andata avanti per mesi, come se si trattasse di un lungo addio alla luce. Così ho dovuto catturare rapidamente le cose più belle e portarle con me in un viaggio di non ritorno”.

E non si è fermato nemmeno quando intorno a lui ha visto solo il buio. Le sue foto sono scattate dal suo “terzo occhio”, quello della mente, quello che gli permette di percepire sensazioni, spazi, luci e forme. Lui stesso ammette di scattare in base ai rumori ai profumi, a quella che è stata la sua “esperienza di luce”.

Paesaggi notturni e ritratti sono la sua specialità, la forma d’arte attraverso la quale il suo terzo occhio prende vita e racconta a noi “vedenti”, percezioni nuove e diverse.

Ilaria Bortot

 


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