“Portiamo avanti questi attacchi perché sono necessari per evitare le minacce, per fermare i complotti, per prevenire futuri attacchi e, ancora, per salvare vite americane”, ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney. “Questi attacchi sono legali, etici e saggi”. Con queste parole la Casa Bianca ha difeso gli attacchi con i droni che sta portando avanti contro i membri di al-Qaeda (o presunti tali) in Pakistan, Yemen e in altri paesi (mercoledì il New York Times ha rivelato che i droni Usa che compiono raid in Yemen partono dall’Arabia Saudita).
Ma dopo che la Nbc ha diffuso un memorandum elaborato dal Dipartimento di Giustizia in cui si autorizzano le uccisioni di statunitensi all’estero se ritenuti “alti dirigenti operativi” di Al Qaeda o di una sua “forza affiliata”, l’amministrazione Obama rivelerà al Congresso i principi legali e confidenziali che autorizzano l’uso di droni per uccidere concittadini all’estero. Il memorandum fornisce i criteri per procedere con le uccisioni “mirate”: la minaccia deve essere “imminente” anche se non ci sono “prove specifiche”, la cattura deve essere impossibile e le leggi di guerra e gli accordi con i Paesi in cui avviene l’attacco vanno rispettati. Tra gli attacchi più controversi ricordiamo quelli che hanno ucciso, nel 2011, i cittadini statunitensi Anwar al-Awlaki e Samir Khan, entrambi in Yemen al momento dell’assassinio ed entrambi senza alcuna accusa né condanna.
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