“Non sapevo che fare sesso con una tredicenne fosse illegale. A scuola, nella madrasa, ci insegnano che una donna non è più degna di un lecca-lecca caduto al suolo”. È stata questa la giustificazione di Adil Rashid, diciottenne di Birmingham, accusato di aver abusato di una ragazzina di tredici anni.
I due ragazzi si erano conosciuti su Facebook, si erano scambiati i numeri e avevano iniziato a sentirsi. Ma chat e messaggi non bastavano più così Adil ha deciso di prendere un treno per Nottingham e andare a trovare la ragazza. Si sono incontrati, in centro. Qualche chiacchiera, un bacio. Poi sono andati in albergo e hanno fatto sesso. Due ore dopo lui era di nuovo sul treno, diretto verso casa.
La ragazzina ha raccontato tutto ad un suo amico a scuola che, preoccupato dell’accaduto, ne ha subito parlato con un insegnante. La denuncia è partita immediatamente. Una volta arrestato, Adil Rashid ha ammesso di non sapere che fosse necessaria un’età per il consenso, nessuno glielo aveva mai detto. Linea di difesa che è stata presa anche dal suo avvocato, Julia Smart, che ha definito il suo cliente uno con “poca esperienza delle donne” a causa della sua rigida educazione. Amid, da parte sua, si è definito “tentato” dalla giovane ragazza, e ha affermato con lo psicologo della prigione che si era “sentito male” subito dopo aver fatto sesso con lei, che si era pentito subito.
Il giudice Michael Stokes però non ha giustificato Rashid per la sua educazione, anzi, ha sottolineato come nelle scuole religiose venga detto che il sesso fuori dal matrimonio è vietato – e quindi in ogni caso sapeva di fare qualcosa di sbagliato, benché abbia definito l’educazione sessuale del ragazzo quanto meno “insolita”, visto il paragone tra una donna e un lecca-lecca. Tuttavia, visto che mandarlo in galera è stato reputato più dannoso che efficace, Amid è stato condannato a nove mesi di detenzione in un carcere giovanile, nella speranza che impari il rispetto delle leggi e delle donne.
Ilaria Bortot
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Ci sarebbero tanti commenti da fare.
Innanzitutto, l’abuso: finché la ragazza non parla con l’amico, sembrerebbe consenziente (ci si potrebbe chiedere come si possa essere consenzienti a 13 anni, ma la discussione a questo punto si sposterebbe dal legale al sociale), dunque che cosa precisamente contraddistingue l’abuso? L’età, le violenze fisiche, quelle psichiche?
Poi, il senso di colpa del ragazzo: è quasi scontato che parlando con lo psicologo, quando scopre di aver fatto una cosa che non sapeva proibita, si senta mortificato, o semplicemente cerchi di ridimensionare l’accaduto. Mi sembra strano che alla madrasa insegnino che la donna è come un lecca lecca, ma per deformazione personale aspetto a giudicare finché non ho fonti di prima mano o assolutamente certe (ammesso che ne esistano).
Mi sembra che l’articolo, forse (e spero) scritto provocatoriamente, possa dare adito a quegli stereotipi che continuamente circolano sugli islamici in Occidente e sul poco rispetto che hanno delle donne; a me piuttosto fa pensare alla questione dell’integrazione e alla sua necessità (Amid non sapeva che fare sesso con una tredicenne fosse proibito: avrebbe potuto impararlo evitando nove mesi di carcere). A ogni modo stimola la riflessione e può dar vita a un dibattito cui mi piacerebbe partecipare.
Ringrazio chi mi volesse rispondere.
È un articolo tendenzioso. Se il ragazzo fosse stato cristiano e la ragazza fosse rimasta incinta nessuno avrebbe scritto che lui si giustifica richiamando l’invito del papa a non usare il preservativo! C’è una frangia tra i mussulmani estremisti che incita alla violenza sulle donne ma io la trovo meno pericolosa di una certa cultura occidentale che in modo subdolo e accattivante inculca una visione “oggettuale” della donna che se non è paragonata ad un lecca lecca è comunque associata ad un gioiello, un capo di intimo e una crema di bellezza. È più pericolosa perchè agisce sulle donne, invece che sugli uomini, le quali finisco per considerarsi donne solo in relazione al loro aspetto fisico.