“Società cooperativa di interesse collettivo”, è questo lo status che ha adottato Champ Commun lo scorso aprile. In questo modo la gestione collettiva di questo spazio resterà sempre al servizio della comunità visto che chiunque, dai volontari agli utenti, ne può far parte. Autorità pubbliche comprese.
Facciamo un piccolo passo indietro. È il 2009, siamo in dicembre e gli abitanti di Augan, piccola comunità nel nord della Francia si chiedono come trovare un’alternativa alle esigenze pressanti del mercato senza dimenticarsi di quelle locali. Proprio per rispondere ai bisogni locali, sessantasette soci hanno fondato una cooperativa, la Champ Commun. L’anno successivo, la cooperativa è diventata una società in grado di creare posti di lavoro.
Non si sono fermati qui, però. Come spiega Mathieu Bostyn, co-direttore della cooperativa, il luogo che volevano creare era un posto di ritrovo, dove gli abitanti di questo piccolo villaggio, 1400 anime appena, potessero incontrarsi. È nato così uno spazio dove è possibile incontrarsi, discutere, imparare a fare cose nuove e sperimentare diverse attività.
Per sostenere al meglio questa idee, è stata creata una Società immobiliare che ha permesso loro di acquistare un immobile adatto ad ospitare le diverse attività. Diffondendo un appello a tutti coloro che intendono sostenere la loro iniziativa, sia diventando co-proprietari di una quota, sia partecipando attivamente ai progetti di sviluppo locale.
In un’ottica di sostegno della produzione locale a favore di un’alimentazione più sana e a chilometri zero, la Champ Commun ha aperto un negozio di generi alimentari per tutti i residenti. In questo modo è possibile comprare una vasta gamma di prodotti, oltre 1200 considerati “convenzionali”, prodotti di agricoltura biologica e prodotti locali.
Champ Commun continua a crescere e ad affrontare nuove sfide con progetti sempre nuovi. È stato progettato un ostello pronto ad accogliere circa un centinaio di persone, sono stati organizzate consegne a domicilio per gli anziani ed è stata montata una micro-fabbrica di birra per soddisfare i clienti del bar.
Un’idea originale, interessante ed in continua espansione. Un progetto da cui prendere esempio imparando a reinventare e reinventarci.
Ilaria Bortot
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto